Per quattro giorni, a Venezia, si possono vedere Le baruffe chiozzotte, la commedia scritta da Carlo Goldoni, messa in scena per la prima volta nel 1762 proprio a Venezia.

Questo spettacolo è il risultato della collaborazione fra l’Estate Teatrale Veronese e il Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale che insieme danno vita a uno dei testi più famosi dell’intera produzione goldoniana.

Una commedia corale, intensa, d’ambiente popolare che bene descrive la particolare attitudine di pescatori e donne chioggiotte. Goldoni, che per un breve periodo della sua vita ha vissuto proprio a Chioggia, ha saputo cogliere in maniera perfetta e lucida ogni singola sfumatura caratteriale di questi uomini e di queste donne per cui anche i più semplici aspetti della quotidianità possono rivelarsi materiale teatrale.

Da una parte ci sono gli uomini, pescatori, che passano molto tempo fuori in mare, a pescare, lontano da tutto e da tutti, dall’altra ci sono le donne, spesso mogli o “fidanzate” che li aspettano, che lavorano e che chiaccherano. Il motivo scatenante di tutte le “baruffe” è una sorta di scherzo. Toffolo, un “batelante” sempliciotto si mette a civettare con alcune giovani, in particolare con Lucietta, promessa sposa al pescatore Titta Nane. Tutto ciò non fa che scatenare la gelosia di quest’ultimo per cui anche se le azioni sono state fatte lontane dagli occhi sono vicinissime al cuore.

Il regista Paolo Valerio inserisce tutti i personaggi della commedia in uno spazio minimale, chiaro, quasi asettico che, in un certo senso, si bilancia con il testo, vivo, acceso e per certi versi anche passionale. Il ritmo è serrato e le scene si susseguono una via l’altra, le caratterizzazioni dei personaggi sono ben definite e le parti ben equilibrate, la scena risulta così essere molto più corale che individuale.

Non bisogna dimenticare che elemento fondamentale e caratterizzante di questa commedia è, senza ombra di dubbio, il dialetto chioggiotto, sicuramente non facile da emulare o da imitare. Se ne accorse già lo stesso Goldoni che nelle note alla commedia scrisse “ho fatto una fatica grandissima ad instruire i miei Comici, affine di ridurli ad imitare la cantilena e l’appoggiatura delle finali”, proprio per questo, a volte, il rischio di ottenere un effetto macchiettistico è dietro l’angolo, cosa che invece non accade in questo caso.

Bravi gli attori ad animare moti d’animo, a dare forma alle voci, ai litigi, al detto e al non detto. Bravo Piergiorgio Fasolo nel ruolo del Cogitore perfetto nel restiture con grande naturalezza quel tocco di veneziano distacco da tutte le popolari quisquiglie amorose.

Una commedia che continua a divertire con personaggi che catturano fin dalla prima battuta. Goldoni insegna come, a volte, lasciarsi andare e litigare non sià poi così male, basta poi, fare la pace.