Dopo la residenza artistica dello scorso mese al Teatro Verdi di Pordenone, la Gustav Mahler jugendorchester ha inaugurato la nuova stagione musicale, intitolata Teatro Luogo. Un doppio appuntamento, il 6 e il 7 settembre, dall’esito tutt’altro che scontato, stretto tra la consapevolezza di aver proposto un’offerta artistica di altissima qualità e l’alta aspettativa sul grado di coinvolgimento di pubblico e cittadinanza, tale da far percepire quel velo di elettricità tipico delle grandi occasioni. Non è la prima volta che l’orchestra giovanile tiene a battesimo la stagione musicale del Verdi, ma il dato più rilevante riguarda quanto il passaggio di questa orchestra a Pordenone sia servito ad innescare una politica culturale sul lungo termine, capace oggi di confluire in una residenza artistica per riuscire domani, senza ombra di dubbio, a germogliare in molte altre forme. Ad annunciarlo sul palco, invitato dal Presidente Giovanni Lessio, è il Vicepresidente e Assessore alle attività produttive e al turismo Sergio Bolzonello, prima di lasciare che la musica avviasse un programma intessuto sui fili di alcuni tra i maggiori capolavori del secolo scorso, proprio per questo intitolato Novecento spettacolare.
Ai presenti delle passate edizioni non sarà di sicuro sfuggito un sensibile accrescimento dei parametri tecnici e sonori nella prestazione esecutiva di questa orchestra che, nell’invito a chiudere gli occhi per abbandonarsi maggiormente alla musica, ha cancellato le orme rilasciate dall’aggettivo che la accompagna, unicamente riferito al limite di età dei suoi componenti. Si può dire dunque che, anche grazie al comfort offerto da questa nuova casa – il Teatro Verdi – la GMJO ha raggiunto una maturità tale da poter galoppare incontrastata sul terreno del grande repertorio storico e futuro. La prova si presenta con il programma della seconda serata, la colossale Sinfonia di Messiaen il cui titolo è capace di rivelare il ritmo di un Inno all’amore, ovvero Turangalîla. Dopo il Concerto in Fa di Gershwin della sera precedente, Jean-Yves Thibaudet torna sul palco per regalare una sensazionale prova di musica, alternando ritmici momenti di condivisione con l’orchestra ad arditissimi slarghi solistici capaci di infilzarla ferocemente a più riprese senza doversi per forza sfilare il guanto di seta. Alle Ondes Martenot, Valérie Hartmann Claverie rivela il messaggio più intimo di questa musica, forte delle esperienze che l’hanno portata a diretto contatto con l’autore stesso, ora sotto la direzione di Ingo Metzmacher.
Difficile dire se il pubblico che ha affollato il teatro durante la seconda serata fosse lo stesso del primo concerto, anche se le rare occasioni per poter ascoltare dal vivo Turangalîla farebbero pensare a un pubblico eterogeneo e in parte specializzato. Di sicuro non sono stati vani gli sforzi del Direttore artistico Maurizio Baglini nell’assicurare in questi anni a Pordenone l’esecuzione di opere di prim’ordine sempre associate ad interpreti di rilevanza internazionale, pensando al Verdi allo stesso modo di un teatro di grande città, sollecitando il suo pubblico come poche altre istituzioni riescono a fare.
Così l’audacia dell’operazione confluisce sorprendentemente in un pieno apprezzamento del pubblico, unito al canto dei componenti dell’orchestra per festeggiare il compleanno del pianista, richiamato ripetutamente sul palco con tutti gli altri interpreti.