C’è un confine sottilissimo che separa il vivere rivendicando il proprio diritto alla libertà e il calpestare la libertà e i sentimenti delle persone che ci stanno intorno. Così come c’è un filo sottilissimo che unisce la rabbia e la delusione che spingono a fare una rivoluzione per una causa giusta e la rabbia e la delusione che si covano per le proprie frustrazioni e/o dolori personali.
Ginger e Rosa, diciassettenni nella Londra del 1962, sono accomunate dal fatto di essere amiche inseparabili fin dalla nascita, avvenuta per entrambe nello stesso, fatale giorno in cui Hiroshima fu distrutta alla bomba atomica. In piena guerra fredda e con la minaccia incombente di una catastrofe atomica che annienterebbe l’umanità, vivono ora le prime avvisaglie di quel Sessantotto che presto verrà con le sue contestazioni globali ma che già si annuncia con le prime dimostrazioni contro gli armamenti nucleari, con i comizi e gli scritti di pacifisti che, come Roland – padre di Ginger, bello e giovane, intellettuale ed esistenzialista, anarchico e ateo, scrittore e idolo dei rivoluzionari – scontano la galera per essersi rifiutati di fare il servizio militare. In questo clima storico le due ragazze vivono anche la loro più intima rivoluzione in nome del desiderio di costruirsi una vita più alta e più libera di quanto non sia quella delle loro madri, ancora molto giovani eppure già spente e lamentose come delle vecchie senza speranza di realizzarsi.
Ginger scrive poesie, è una sognatrice e un po’ infantile, ha il terrore della minaccia atomica e non si perde nemmeno una delle marce per il disarmo organizzate dagli attivisti pacifisti. Vive nell’ammirazione del padre che si fa chiamare “Roland” e non “papà”, troppo convenzionale, e va a vivere con lui, che è separato dalla famiglia per dimostrare la sua coerenza contro le costrizioni borghesi e per rivendicare la sua libertà. Peccato però la libertà dell’uomo si traduca in una relazione proprio con Rosa, più donna e più matura di Ginger , che confesserà all’amica di essere incinta.
Rabbia e delusione sono i sentimenti di Ginger per la scoperta di essere stata tradita e tagliata fuori dalle vite delle due persone che amava di più: la partecipazione ad una imponente marcia pacifista diventa una allora la valvola di sfogo per questo dolore muto.
“Mi dispiace” le ripete il padre. Ma che cosa significa dire “mi dispiace” se non rinnegare quegli ideali rivoluzionari sempre sbandierati? Cosa significa se non ammettere di non aver saputo far andare d’accordo la propria anarchia con il rispetto per gli altri?
“Tu sognavi l’amore eterno, io no. Perché quello che importa davvero è vivere. Ma ti perdonerò comunque”” scrive invece Ginger in una poesia dedicata all’amica Rosa. E con questo lei sì che dimostra davvero coerenza: non si ferma al mito della donna borghese di avere un uomo e diventare madre, e nemmeno al lamentoso crogiolarsi nel torto subito, come da sempre ha fatto sua madre; cerca invece di andare oltre queste materialità nelle quali è caduto persino suo padre e guarda al suo futuro e a realizzare il suo sogno di pacifista e di poetessa.
Psicanalisi, storia, sentimenti, Sessantotto e femminismo si intrecciano in questo gradevole film – forse un po’ autobiografico – della sessantatreenne regista londinese Sally Potter, già autrice di lavori di grande successo come Orlando del 1992. Validissime le interpretazioni di tutte le protagoniste femminili e piacevole la musica.
Titolo originale: Ginger&Rosa
Regia: Sally Potter
Cast: Elle Fanning, Alessandro Nivola, Alice Englart, Christina Hendricks.
Nazione: Gran Bretagna
Anno: 2012
Genere: Drammatico,
Durata: 90′Uscita: 30 TFF