Speravamo che i tempi dei berretti verdi fossero finiti, i tempi dei militari americani, e della propaganda cinematografica che si nutriva di pessimi film, come quello omonimo di John Wayne. E invece tocca vedere arrivare sui nostri schermi il quarto capitolo della saga più controversa e reazionaria del cinema hollywoodiano. Rambo.
Il personaggio muscoli e pallottole che fece le fortune di Sylvester Stallone e Ronald Reagan (che lo usò come simbolo del suo imperialismo). Gonfio, bolso, silicone e steroidi a sostituire il sangue a impedire il movimento facciale: esattamente come in Rocky Balboa. Ma dove in quel sorprendente film, Stallone rifletteva sul suo mito e sulla sua evoluzione, rispolverando la magia di quel personaggio, in questo si limita a riproporre stanche situazioni e a rispolverare tutto l’orrore che dai film precedenti trapelava (escluso il primo), come sottolineano i brutti flashback dai primi film, come ricordi.
Ora il nostro accompagna una spedizione cattolica in Birmania, fedele al suo nuovo credo di calma e non-violenza, ma quando il gruppo è preso in ostaggio dai soldati birmani, la sua furia si scatenerà di nuovo.
Se escludiamo le premesse molto scontate, il film è una compiaciuta sarabanda di violenze ed esplosioni più statiche del previsto, tutto centrato sulla nostalgia per un’epoca in cui si credeva davvero che i Guerrieri americani potessero salvare il mondo. Ma il film non è nemmeno patriottico: nel suo pessimismo nichilista, l’esaltazione mistica del guerriero (molto vicina all’auto-parodia) sa quasi di fascismo.
In John Rambo, anzi, per John Rambo e per lo svogliato Stallone – il cui apice recitativo è quando guarda male il capo dei mercenari – non esiste più lo stato, che lo abbandonò 25 anni fa, non esiste più l’esercito, che lo ha continuamente turlupinato, ignorandone la forza, non esiste più Dio, che è prigioniero della violenza dittatoriale. Esiste solo Rambo, che devasta e distrugge distruggendo anche il film, riducendolo a un giocattolino senza storia, senza idee, in cui l’accumulo di morte e presunta spettacolarità finisce per condurre l’encefalogramma del film alla piattezza, vicino a pellicole come Hostel e Saw.
Da quando scocca la freccia che lo riporta nel mondo dei guerrieri, il film scompare, scompaiono regia e racconto, scompare anche lui che benché corra, ammazzi, e spari, sta immobile su una camionetta a lanciare mitragliate per 30 minuti, impedendo al personaggio di dire qualcosa, anche di destra. E vederlo finire con un ritorno alle radici, fa solo sperare che tra quelle radici possa beatamente restarci. Assieme alla grettezza mentale che troppo spesso fa capolino in America.
Titolo originale: John Rambo
Nazione: U.S.A., Germania
Anno: 2008
Genere: Azione, Drammatico, Thriller
Durata: 90′
Regia: Sylvester Stallone
Sito ufficiale: www.movies.break.com/rambo
Sito italiano: www.ramboisback.it
Cast: Sylvester Stallone, Julie Benz, Paul Schulze, Matthew Marsden, Graham McTavish, Ken Howard, Rey Gallegos, Tim Kang, Jake La Botz
Produzione: Rogue Marble, Lionsgate, Millennium Films
Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures Italia
Data di uscita: 22 Febbraio 2008 (cinema)