A Venezia “10° MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA”

Uno sguardo d'insieme per approfondire alcuni degli aspetti più significativi dell'esposizione Veneziana

La definirei una mostra sobria, semplice tanto quanto è possibile in un ambito volto alla sorpresa, allo spettacolo. Una mostra non solo per “addetti ai lavori”, ma per tutti quelli che amano vivere la città, le città, con entusiasmo e partecipazione, con interesse per le trasformazioni, per la crescita, per il piacere del contatto, con la gioia di vivere con pienezza. Quindi la città come punto di riferimento, di attenzione e con le sue significative, necessarie trasformazioni. Una mostra che spinge a capire il mondo contemporaneo, ma soprattutto a leggere le studiate soluzioni future che possano migliorare il sistema di vita attuale, considerando le variegate componenti e necessità della popolazione. Necessità psicologiche e culturali.

Oggi la metà della popolazione mondiale preferisce vivere nelle grandi città. Tante e diverse le motivazioni. Mentre, appena un secolo fa, solo il 10% viveva nei grandi centri urbani. Secondo un sondaggio fatto negli U.S.A. è previsto che nel 2050 addirittura il 75% degli abitanti del nostro pianeta preferiranno vivere in megalopoli. Quindi? Il pensiero di ogni architetto, di ogni urbanista che vive la contemporaneità è portato verso riflessioni che si concludono con progetti atti a portare le società a migliorare il loro sistema di vita. Società oggi multirazziali, attanagliate anche da inquinamento, povertà, violenza, ghettizzazione, carenza di servizi e di verde.
Per dimostrare tutto questo sono state scelte 16 tra le più grandi e densamente abitate città del mondo: dalla popolosissima Tokyo con i suoi 35.197.000 abitanti, alla problematica Città del Messico con i 19.411.000 abitanti, alla vivibilissima Barcellona con i suoi 4.795.000 abitanti. Senza dimenticare Istambul che ha avuto un incremento della popolazione dell’800%.
Le metropoli restano in ogni caso centri di innovazione e mutamento. Devono quindi essere i primi centri di una reazione alle crisi globali, dalla crescente povertà ai conflitti culturali, al degrado ambientale.

Alle Corderie dell’Arsenale ognuna di queste città ha presentato il suo mondo attuale, con i suoi malesseri, le sue problematiche, ma anche i suoi splendidi progetti per la riqualificazione delle aree oggi meno vivibili.
Quindi agli studi degli architetti invitati alla Biennale è stato chiesto di presentare opere realizzate per il miglioramento della vita sociale e progetti pronti alla concretizzazione.
Ho visto opere che sembravano sculture, ho visto fotografie stupende che non avrebbero sfigurato in mostre di arte visiva. Quindi tanti i video, tanti i progetti “scultura”, pochi i plastici tradizionali, tante le gigantografie. Anche semplici video che potrebbero riferirsi al cinema, alla televisione, alla videoarte.
Ho avuto l’impressione che le mostre di arte visiva (con le sue videoinstallazioni) e le mostre di architettura (con le sue opere plastiche presentate in video) si stiano fondendo. Sembra stiano cercando un punto di incontro. Soprattutto al Padiglione Italia, ai Giardini, ma anche al Padiglione italiano, vicino all’Arsenale.
Tante volte ho notato, visitando mostre diverse, che ogni genere d’arte sembra “stanca” dei propri limiti e sembra cercare un contatto, un “aiuto” nelle opportunità date dalle altre arti. Pur rimanendo ognuna nel proprio nucleo originario, specificamente se stessa, mi sembra di cogliere sempre uno sguardo ammiccante verso le altre arti.
Soprattutto per arrivare a proporre allo spettatore la sorpresa, lo spettacolo, l’innovazione.

Le idee. Le idee spesso semplici, ma significative sono venute dai singoli padiglioni. Alcuni in particolare.
Dalla Spagna, dal Canada, dalla Germania, ma anche dalla Polonia, dai Paesi Nordici, dalla Cina. Mentre dal Padiglione americano e da quello di Hong Kong sono arrivati stimoli di ansia, di una certa forma di negatività.
In quello americano è esposta una mostra che presenta una serie di soluzioni architettoniche per sopperire alla devastazione dell’uragano Katrina a New Orleans e lungo la costa del Golfo del Messico, avvenuto nell’agosto 2005. Titolo: “Dopo l’inondazione: ricostruire su un livello più alto”.

Mentre sono rimasta colpita positivamente dall’idea di approccio al tema della Gran Bretagna. Il curatore, Jeremy Till, ha proposto la mostra “Echo city” in cui porta una visione diversa, più intima, più sentimentale che non le altre nazioni. Ha ritenuto il tema troppo ampio per la sola architettura, e si è rivolto ad un gruppo di persone dedite all’arte, al teatro, alla musica, al design. Ha iniziato una serie di incontri per arrivare ad individuare quei fattori che producono una qualità urbana straordinaria, quasi “malgrado” l’architettura.
E’ venuta fuori un’installazione affascinante composta da immagini che raccontano la storia della città, di una città, Sheffield, la “loro” città. Immagini sognate anche se reali, fantastiche, personalizzate, parzialmente ricordate, perlopiù dimenticate.

Ma anche dalla Spagna è arrivata una mostra singolare e interessante. A cura di Manuel Blanco, il Padiglione è stato interamente occupato da una griglia di 55 video verticali, disposti uno accanto all’altro. Da ogni video si poteva vedere e ascoltare l’intervista fatta ad uno dei 100 cittadini spagnoli coinvolti. Cittadini di diversa estrazione culturale e sociale, accomunati solo dall’essere tutte donne. Sono le protagoniste della città, coloro che la vivono, che la costruiscono, la gestiscono e la disegnano, la mantengono e la rigenerano. Una città di protagoniste femminili portavoce del loro lavoro della loro vita, parti vive della città che formano, un insieme eterodosso. Non dimentichiamo che soprattutto dall’architettura spagnola è arrivato il colore, tanto colore. A cominciare da quello usato dal Gaudì.

E troviamo il colore anche nell’architettura ungherese o in quella cinese, si è diffuso come elemento decorativo e distintivo. Si è diffuso per un’esigenza psicologica, spirituale, e nei paesi nordici anche per la mancanza di luce in alcuni periodi dell’anno o per la nebbia.
Molto interessante anche l’ecologico padiglione canadese, costruito secondo una forma biodegradabile che ricordava una giacca. Anche lì erano proposti video, ma questa volta per poterli vedere in movimento si doveva salire su una bicicletta posta davanti allo schermo e pedalare. Con il movimento impresso dallo spettatore, si andava avanti nella visione.
Da non dimenticare i curiosi e attraenti progetti pensati per migliorare la vivibilità di Vancouver, di Toronto, di Montreal.

Mentre il padiglione olandese ha incentrato la sua ricerca sulla città di Amsterdam che è stata presentata attraverso l’occhio dello spettatore futuro. Una ricerca relativa ai disegni in prospettiva di città immaginate per una re-invenzione continua della loro affascinante Amsterdam.
Recentemente il computer ha dato agli architetti olandesi l’opportunità di fondere la prospettiva in un gioco continuo e flessibile di zoom e panoramiche.
Una sorpresa è arrivata dal padiglione polacco con la mostra “Transfer” (curatore Gabriela Switek). Mostra che fa conoscere la creazione e l’attuazione di un percorso sospeso, un viadotto con strutture trasparenti, ciclabile e “passeggiabile”, che attraversa tutta la città di Varsavia e la sua periferia. Un’ispirazione venuta dalle storiche e culturali assi spaziali della città. Un’organica rete di trasferimenti che unisce le aree di verde, i luoghi di particolare importanza attraverso percorsi di memoria, arte, studio, divertimento. Un viadotto che permette di far scorrere il traffico dell’esistente rete di comunicazione.
La Germania ha presentato inserimenti di strutture contemporanee in ambienti antichi e consolidati e per dare al visitatore una rapida dimostrazione del progetto, ha anche trasformato il suo stesso padiglione ai Giardini aggiungendo dei particolari rossi.
Affascinante il progetto Kiruna-Oulu-Tromso, tre città dell’estremo artico, esposto al padiglione dei Paesi Nordici. Città seducenti.

Kiruna: “La vita sull’orlo” (Svezia). Per riuscire ad entrare nell’atmosfera propongo un breve pezzo della scrittrice Kerstin Bergstrom, che ha vissuto per 25 anni in questa “città estrema”. “Sabato – 5 febbraio – aspettavo insieme con tutti gli altri, impazienti, il SOLE che stava per ritornare dopo quasi un mese. Sapevamo che stava per sorgere sopra l’orizzonte come una palla di fuoco e che saremmo rimasti incantati per circa mezz’ora – 33 minuti brevi dopo 29 notti e giorni scuri…”…
Oulu: “La città bianca del Nord” (Finlandia)
Da uno studio effettuato risulta che 4 su 5 abitanti preferirebbero vivere in una villa o in una casa a schiera.

Tromso: “Cercando disperatamente” (Norvegia)
La città che vediamo attualmente esposta nel padiglione, non è la città vera. Essa esiste solo nello spazio futuro con una sfida in una nazionale e internazionale strategia politica, culturale e scientifica.
Infine, non dimentichiamo la Cina, che sta conoscendo negli ultimi anni profondi rinnovamenti culturali che ne stanno modificando stile di vita e strutture sociali.
I sogni della Cina vengono realizzati velocemente, perseguendo l’obiettivo di restituire le radici storiche e architettoniche all’antica città consolidando il suo rapporto con l’acqua, uno dei cinque elementi base dell’antica cosmologia cinese.

Tra i numerosi eventi collaterali, da segnalare un seminario sulle interazioni tra percezione, arte e neuroscienze a cura del prof. Alberto Oliviero: “Mente, Cervello, Colore”. Video Performance & Street Art. Esperienze sinestetiche nello scenario urbano.
“rifioriranno i colori; l’architettura colorata di cui oggi solo pochi sentono la mancanza, la scala ininterrotta dei puri colori, si riversa di nuovo sulle vostre case e le libera dal loro spento grigiore” Bruno Taut
Dalla presentazione estrapolo alcune frasi che condivido pienamente. Sono frasi che spesso ho detto anch’io durante le mie numerose lezioni di computer art svolte nelle università italiane, per cercare di far capire che cos’è il mio lavoro, che cos’è la computer art.

…Secondo Immanuel Kant “la mente non trae le sue leggi dalla natura ma le prescrive ad essa”. Questa affermazione è vera per molti aspetti delle nostre attività mentali tra cui la percezione del colore. … Il colore è strettamente associato all’emozione e agli stati umorali ma spesso sottovalutiamo questo aspetto così importante per i benessere della nostra mente. … Colore è meraviglia, trasformazione, ma anche illusione, perché è impossibile coglierne l’essenza. Nell’esperienza del colore, tutte le informazioni confluiscono in una percezione unitaria dove conoscenza e istinto si fondono. Proprio grazie a questa spiccata soggettività, il colore trova nell’arte la sua più alta rappresentazione, l’unica capace di svelare l’inspiegabile processo di sublimazione che lo rende rito, simbolo, memoria, emozione. Il colore con la sua impareggiabile capacità di raccontare ogni aspetto della vita è un prezioso strumento per rappresentare, attraverso l’arte, la condizione umana.

In conclusione, una Biennale che ha accettato una sfida. Dalla descrizione delle città in un mondo in mutamento al progetto di contribuire a questo cambiamento. Le metropoli restano centri di innovazione e mutamento. Non è ovvio che le loro dimensioni enormi, la loro crescita esponenziale e la loro commistione sociale costituiscano soltanto un problema: questi fattori possono offrire anche l’opportunità – ad architetti, governi e cittadini – di lavorare insieme per intensificare il rapporto tra la forma delle metropoli e l’esperienza quotidiana che in essa vive.

10° MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA: “CITTÀ – ARCHITETTURA E SOCIETÀ”
La Biennale di Venezia – Venezia (Italia)
Doppia sede espositiva: Giardini della Biennale / Arsenale
Dal 10 Settembre 2006 al 19 Novembre 2006
Biglietto intero 13.00 € – ridotto 10.00 € (con molteplici sconti per varie categorie)
Ingresso unico per entrambe le sedi (visitabili anche in giorni distinti).
Orario di visita unico per entrambe le sedi: h. 09.00 – 19.00, aperto tutti i giorni.
Tel. +39 0415218828 – +39 0412719020, Fax. +39 0415218825
Info www.labiennale.org – infoarchitettura@labiennale.org