“AFRICA PARADIS” SYLVESTRE AMOUSSOU

Il gioco del viceversa

Competizione ufficiale
Nel 2033 l’Europa è in ginocchio. Guerra, povertà, criminalità infestano il vecchio continente e lo rendono invivibile. L’Africa invece si è unita finalmente in una federazione, gli Stati Uniti d’Africa, e prospera nella ricchezza, negli agi e nella modernità che sempre aveva ricercato e finalmente ha raggiunto.

La situazione è quindi invertita rispetto ai giorni nostri: sono gli europei a cercare in tutti i modi di raggiungere come clandestini gli Stati Uniti d’Africa, nel cui parlamento si sta giustappunto discutendo delle misure da adottare nei confronti degli immigrati bianchi. La nostra storia riguarda una giovane coppia parigina che cerca in tutti i modi di trovare rifugio nel paradiso africano. Arrivano addirittura a pagare un traghettatore per trasportarli clandestinamente nel continente nero. L’operazione fallisce, e gli immigrati vengono rinchiusi in un centro di prima accoglienza. La coppia riuscirà, separatamente, a evadere. Tutto questo mentre nel parlamento federale infuria la discussione sulla concessione della cittadinanza agli immigrati con regolare permesso e lavoro.

L’attore Sylvestre Amoussou passa dietro la macchina da presa per realizzare questo suo primo lungometraggio. E di certo nessuno meglio di lui, che ha vissuto metà della sua vita in Costa d’Avorio e metà in Francia, poteva illustrare questa fantasia. O meglio, questo gioco di ruolo, in cui Europa e Africa si trovano ad assumere posizioni esattamente speculari rispetto allo scacchiere attuale e reale. Questo gioco, diventato film, intriga e diverte sin dall’inizio. Vedere ogni situazione ribaltata in favore del popolo africano e a discapito del bianco europeo potrebbe far pensare a un gioco al massacro che sa un po’ di vendetta da parte del regista. In realtà il tono del film è talmente divertito e divertente che non si può non apprezzare l’esperimento di questo filmmaker esordiente, che ci immerge in questo what if tanto affascinante quanto verosimile. Amoussou cambia l’ordine dei fattori, ma lascia intatto il valore dell’equazione che, come detto, ricalca l’andamento della società contemporanea.

L’idea di base è quindi costruita bene e in maniera intelligente. Il risultato finale non lo è altrettanto a causa di più di qualche mancanza a livello di messa in scena. Oltre a qualche difficoltà da parte degli attori e più di un passaggio chiave narrativo sbrigato con troppa nonchalance, il vero problema sta nella confezione televisiva in cui il lavoro è stato impacchettato. Un’idea così interessante in linea di massima non andrebbe girata, oltre che scritta, come se fosse uno sceneggiato da trasmettere in televisione in prima serata. Un vero peccato.

Regia: Sylvestre Amoussou
Interpreti: Sylvestre Amoussou, Stéphane Roux, Eriq Ebouaney
Durata: 86′
Benin, Francia – 2006