“La nostra vita non ci appartiene. Dal grembo materno alla tomba, siamo legati agli altri. Passati e presenti. E da ogni crimine, e da ogni gentilezza, generiamo il nostro futuro.” In queste parole, appartenenti a Somni – una della protagoniste – è racchiusa la filosofia o lo spiegazione o la giustificazione o la colpa dei 172 minuti di Cloud Atlas.
I tre registi/sceneggiatori Lana Wachowski, Tom Tykwer e Andy Wachowski hanno adattato il romanzo di David Mitchell (L’Atlante delle Nuvole edito da Frassinelli) per disegnare una nuova geometria della fantascienza, affascinante come saggio stilistico, estenuante come opera di intrattenimento.
Tra karma e misticismo, sopravvivenza, romanticismo, musica, lotta tra il bene e il male, i registi hanno dato prova di un virtuosismo tecnico molto audace, con un lavoro di montaggio complesso e veloce, che si snoda in meccanismi ammalianti fatti di collegamenti tra le azioni dei personaggi delle varie epoche.
Ma tutta questa “entelechia” tecnica, integrata da un trucco che si meriterebbe un riconoscimento da parte degli Academy Awards, va a discapito della trama che scricchiola sequenza dopo sequenza, anima dopo anima. I vari personaggi, reincarnati nei secoli (è una voglia a forma di cometa la connessione astrale tra di loro), sono attratti dalle proprie dal proprio destino per l’eternità, conseguenza delle loro decisioni, in un vortice tra Orwell e Matrix, cercando di superare la fama di Avatar.
Nell’arco di cinquecento anni: il legame tra un avvocato idealista e uno schiavo (‘800), l’irrequietezza di un compositore squattrinato e sfacciato (anni ’30), l’acume di una giornalista, figlia d’arte, che indaga sulla sicurezza di una centrale nucleare (anni ’70), la simpatia di un anziano editore letterario (giorni d’oggi), le osservazioni di una clone operaia sul risveglio dell’umanità (2144), le rievocazioni di pastore tribale sugli anni della caduta della Terra (post apocalisse) sono legati da un karma fatto di sentimenti e azioni.
Non è facile muoversi sul terreno dell’intricata trama di Cloud Atlas senza incorrere in spoiler; alcuni episodi appassionano più di altri, soprattutto di quelli che riguardano il futuro e l’epoca post apocalittica, annebbiati da intrecci troppo fantastici e arcani, da una patologica disomogeneità di narrazione, che li rendono quasi noiosi.
Cloud Atlas finisce per essere vittima della troppa ambizione dei suoi registi, che hanno giocato troppo con l’elogio della fantascienza, con il senso dell’irreale confuso con la fantasia, con l’istinto di sopravvivenza confuso con l’amore, con la morale confusa con l’illusione, con il pragmatismo confuso con la metafisica, con discorsi da mercato confusi con la filosofia, finendo per far vacillare i sottili equilibri della pazienza del pubblico.
Titolo originale: Cloud Atlas
Nazione: U.S.A.
Anno: 2012
Genere: Avventura
Durata: 172′
Regia: Tom Tykwer, Andy Wachowski, Lana Wachowski
Cast: Tom Hanks, Halle Berry, Susan Sarandon, Hugh Grant, Hugo Weaving, Jim Sturgess, Ben Whishaw, Jim Broadbent, Keith David, James D’Arcy, Xun Zhou
Produzione: A Company Filmproduktionsgesellschaft, ARD Degeto Film, Anarchos Pictures
Distribuzione: Eagle Pictures
Data di uscita: 10 Gennaio 2013 (cinema)