Ici & Ailleurs
“Bello fare un’accoppiamento giudizioso tra due cose che hanno un’appartenenza realistica” afferma il critico del Corriere della sera Maurizio Porro congratulandosi con il direttore del festival di Locarno, Frédéric Maire, che, con Luisa Comencini, segretaria generale della Cineteca nazionale di Milano e nipote del regista Luigi Comencini, e col direttore della cineteca Matteo Pavesi, presentano l’omaggio al regista scomparso il 6 aprile del 2007: un libro con 100 scatti realizzati da un giovane Comencini Appunti di un cineasta – Fotografie di Luigi Comencini 1945-1948, edito Fondazione Cineteca Italiana e International Film Festival di Locarno e la sua commedia Und das am Montagmorgen (E questo, di lunedì mattina), girata in Germania nel 1959.
La Cineteca nazionale di Milano, che Comencini fondò nel 1947 con il collega e amico Alberto Lattuada (primo archivio storico del Paese), ha rimesso ordine in tutto il materiale del cineasta-architetto: “Questo è l’ultimo anello di una lunga operazione iniziata per festeggiare il sessantesimo anniversario della Cineteca. Il ritrovamento del film colma un buco nero” precisa Pavesi e Porro evidenzia: “Se sfogliate le monografie e le enciclopedie di cinema non leggerete praticamente nulla su questo film, a parte un paio di battute di Comencini sull’aver accettato il progetto perché aveva bisogno di denaro per pagare le tasse …ma nulla di serio. E’ sempre stato come un corpo estraneo alla sua opera”.
In quegli anni, Comencini fu l’unico cineasta italiano invitato all’estero per realizzare un film in una lingua non ‘sua’, con attori non ‘suoi’. Anche Rosi con “I magliari” (1959) girò tra Amburgo e Hannover ma fece comunque un film italiano. E Maurizio Porro che manifesta grande ammirazione: “Una commedia ancora non intrisa della volgarità di oggi e tanto sorprendente da sembrare un Bergman comico” – analizza anche come la pellicola sia – “anticipatrice di tanti temi, dei problemi esistenziali all’Antonioni: in questo film ci sono il traffico, la solitudine e soprattutto la psicanalisi che era già presente nei film americani ma era un ospite ancora inatteso in quelli del nostro Paese. E il tema dell’infanzia e della rimozione”.
“E questo, di lunedì mattina” traduzione letterale dal tedesco, ci parla del lunedì che era l’inizio di una fatica non sono fisica ma anche morale; era una parola topica che ci raccontava di un lavoro ripetitivo, noioso. Inoltre il concetto di lunedì era quello del punto di partenza come ritroveremo anche nell’opera di Miller e di Eduardo.
_ Il film, tratto dalla pièce di John B. Priestley The scandalous affair of Mr. Kettle and Mrs Moon ci catapulta nella Berlino del 1953, che sta costruendo il Muro, piena di ingorghi stradali ed esistenziali (Ingorgo sarà il titolo del film di Comencini del 1978). Entriamo nell’universo di Alois Kessel, scapolo dedito al suo lavoro di direttore di una filiale di banca. Non ha vita privata, tanto che si addormenta con le carte analizzate per tutta la notte nell’unico giorno di riposo, la domenica. E’ segretamente innamorato della psicologa Delia Mond che incontra solo ai concerti di un’associazione culturale.
La svolta si ha quando, non trovando parcheggio, Kessel abbandona l’auto in mezzo ad un cantiere, passa davanti ad una scuola e sente il vociare delle piccole creaturine che la abitano. “Cosa serve l’ambizione! – grida – Io voglio vivere!”- Decide di non andare più a lavorare, vuole rimuovere la vita ordinaria e ripetitiva recuperando la sua infanzia. Si abbandona all’istintività, acquistando giochi (la scena del trenino costruito in soggiorno è tra le più spassose di tutta la pellicola) e si dichiara finalmente alla sua amata.
Ma il direttore della banca rivuole il suo impiegato modello e con la complicità del dottor Gross, Kessel viene ipnotizzato e non ricorderà più nulla degli avvenimenti di quel lunedì. Ma anche se la spensieratezza e la libertà folle di quel giorno saranno scomparse, la forza dell’amore vissuto lo hanno reso capace di esprimere liberamente le sue emozioni e quindi il lieto fine è dietro l’angolo.
L’ironia, la forza dei dialoghi tengono viva l’attenzione per tutti gli 87 minuti di questa commedia sofisticata ricca di interpretazioni brillanti come quelle di Otto E.Fischer (Kessel) e Ulla Jacobs (Delia).
_ Come ricorda Luisa, la nipote del regista: ”La cineteca ha ottenuto dalla CCT Filmkunst GMBH di Berlino (di Arthur Brauner che scritturò mio zio), una copia della pellicola. L’abbiamo ristampata aggiungendo per la prima volta i sottotitoli in italiano ad un lungometraggio mai distribuita nel nostro paese ma solo in Germania (venne presentata al festival di Berlino), Danimarca e Svezia”.
In questo bel pomeriggio in compagnia del regista nato a Salò nel 1916, abbiamo potuto anche vedere il bellissimo “Bambini in città”, primo cortometraggio che Comencini girò nel 1946, definito il suo documento neo-realistico con una Milano devastata dai bombardamenti, in fase di ricostruzione.
_ Perché rivederlo? Perché le foto ritrovate, e scattate tra il 1945 e il 1948 che formano il catologo presentato, erano di un book che il non ancora regista portava in giro come presentazione dei suoi lavori sperando di essere assunto come fotografo da qualche giornale o rivista ma sembrano proprio gli scatti delle location del futuro cortometraggio che forse Comencini stava già pensando. Quelle foto ci parlano e ci mostrano quei bambini poveri che come dice la voce narrante della pellicola: “sembrano proprio degli intrusi delle città fatte di case-fabbriche e strade, che conoscono il fumo prima dell’aria e che poi nelle città trovano il loro regno anche se non è dedicato a loro: scalano le impalcature come se fossero montagne, per terreni incolti si scatenano con il loro voler essere felici, con i loro affreschi-disegni ricoprono i muri e purtroppo fanno anche la guerra che hanno imparato dai grandi”.
In quello stesso periodo Lattuada pubblicò “Occhio quadrato”.