Mai come in questi anni Bruce Springsteen ha incarnato in modo straordinariamente vivido le gioie e le paure del grande sogno americano. L’autore di Born to Run sulla soglia dei sessant’anni non sembra voler smettere di correre, e dà alle stampe un nuovo bellissimo disco.
Se dovessimo scegliere una voce dell’America di oggi, per molti il nome sarebbe quello di Bruce Springsteen. Come Dylan rappresentò, negli irrequieti anni Sessanta, l’impegno politico e la rivoluzione dei costumi, così oggi, dopo i fatti dell’11 settembre, il Boss rappresenta la coscienza divisa di un’America sempre più emblema di mille contraddizioni e paure. Non a caso, infatti, da quella data Springsteen ha pubblicato due dei suoi dischi migliori di sempre, The Rising, del 2002, e ora questo nuovo Devils & Dust.
Demoni e polvere si annidano nelle menti degli americani, dunque, gli stessi americani che hanno votato per un secondo governo Bush nonostante i disastri della guerra in Iraq, e nonostante lo stesso Springsteen fosse sceso in campo a favore di Kerry (insieme a tantissimi altri artisti) durante l’ultima campagna elettorale. Così la splendida title track che apre il disco è l’immagine di una guerra vissuta dalla parte di chi non l’ha voluta, e si ritrova a lottare contro le proprie convinzioni e la paura della morte: “Ho Dio al mio fianco / Ma sto solo cercando di sopravvivere / Ma cosa succede se quello che fai per sopravvivere / Uccide le cose che ami / La paura è una cosa potente”.
Nonostante le aspettative alimentate da questo primo singolo, il disco non è interamente acustico e non è neppure completamente incentrato su argomenti politici. È piuttosto lo specchio di un’identità marginale ed emarginata, imprigionata nel sogno (o nell’incubo) dei suoi più intimi desideri, come il protagonista della scandalosa Reno (già censurata da alcune emittenti radiofoniche americane per i suoi riferimenti sessuali troppo espliciti), che prende atto amaramente della differenza tra l’amore vero e una squallida scopata. Oppure c’è il ragazzino nero di Black Cowboys, che sogna di diventare come i suoi eroi della TV, e scappare da una vita che già lo delude. Il desiderio più grande è quello d’amore (Maria’s Bed, Leah), sublimato nella struggente utopia di Leah, dove Springsteen esordisce: “Voglio costruirmi una casa sulla collina / Voglio trovarmi un mondo, dove l’amore sia l’unica cosa che si sente”. Ma c’è anche chi si è già perduto, e chiede solo il conforto di qualche ora di pace (The Hitter), e chi invece non avrà nulla, perché muore proprio durante il viaggio (Metamoros Banks). Anche Springsteen ha un suo personale desiderio, e lo nasconde tra le righe di Long Time Comin’: “Se potessi realizzare un solo desiderio in questo mondo abbandonato da Dio, bambini / sarebbe che i vostri errori ricadano solo su di voi”, canta, ma ci ricorda anche Qualcuno ha già pagato per tutti (Jesus Was an Only Son), e che non bisogna piangere, perché “lo Spirito dell’universo / desiderò il mondo ed esso è apparso”.
Prodotto da Brendan O’Brien (già con il Boss nel precedente The Rising), musicalmente il disco non presenta grosse novità stilistiche: sonorità rigorosamente ‘classic rock’ ruotano attorno agli elementi essenziali di voce e chitarra. La natura acustica di tutte le canzoni, confermata anche dalla decisione di intraprendere un tour solista (tre date già sold-out in Italia all’inizio di giugno) ci fa sospettare però una specie di compromesso in fase di produzione: O’Brien, infatti, calca troppo la mano sugli arrangiamenti di brani come Maria’s Bed e All I’m Thinkin’ About, dove il falsetto delicato ed esasperato della voce viene soffocato da un ‘vestito’ sonoro forse troppo ricco. Il CD è accompagnato da un DVD, con cui viene proposto un ascolto multimediale al disco (con i testi delle canzoni a fronte), e un video in cui Springsteen parla della realizzazione dell’album ed esegue 5 brani in versione acustica (solo voce, chitarra e armonica).
SITO UFFICIALE: www.brucespringsteen.net
DISCOGRAFIA:
“Greetings from Asbury Park,NJ” (Columbia 1973); “Born to Run”(Columbia 1975); “Darkness on the Edge of Town”(Columbia 1978); “The River”(Columbia 1980); “Nebraska”(Columbia 1982); “Born in the U.S.A.”(Columbia 1984); “Tunnel of Love”(Columbia 1987); “Lucky Town”(Columbia 1992); “The Ghost of Tom Joad”(Columbia 1995); “Tracks”(Columbia 1998)cofanetto; “The Rising”(Columbia 2002)