“DORIAN GRAY” di Oliver Parker

Un brutto ritratto

La vicenda del romanzo (1890) di Oscar Wilde è nota: il bellissimo, ed eternamente giovane, Dorian Gray, seguendo gli insegnamenti di Henry Wotton, si dedica ad ogni tipo di piacere, incurante della morale e della legge, mentre il suo ritratto si abbruttisce e invecchia.

Il ritratto di Dorian Gray non ha avuto grande fortuna col cinema. Non è che non vi siano stati adattamenti cinematografici (oltre a quello di Parker, Wikipedia ne conta ben quattordici, più quattro per la televisione), ma nessuno di questi – compreso il più noto e apprezzato, quello di Albert Lewin del 1945 – ha mai suscitato particolare interesse. Oliver Parker si era già cimentato con Oscar Wilde, dirigendo gli adattamenti, piuttosto diligenti, di due commedie teatrali (Un marito ideale, 1999 e L’importanza di chiamarsi Ernest, 2002).

Indubbiamente, portare al cinema Il ritratto di Dorian Gray è più difficile che non trasporre le pièce teatrali: ad essere un po’ drastici, con i lavori teatrali di Wilde è sufficiente affidare i serrati dialoghi a dei buoni attori e – per citare l’espressione che Truffaut usa nell’intervista a Hitchcock per parlare delle trasposizioni di opere teatrali – “far prendere aria” alle scene perché il film sia già pronto. Con Il ritratto di Dorian Gray le cose sono un po’ più complicate perché maggiori sono gli interventi di rielaborazione necessari.

Oliver Parker – con il fido produttore Barnaby Thompson e con lo sceneggiatore esordiente Toby Finlay – si è preso varie libertà in questo adattamento (aggiungendo, ad esempio, il personaggio della figlia di Wotton, con cui Dorian Gray sembra avviare una storia d’amore nella parte finale del film, o i ricordi d’infanzia del protagonista), usando il testo di Wilde sostanzialmente come canovaccio per imbastire quello che diventa un fumettone per teen-ager a tinte blandamente horror, inconsistente, privo di pathos e, a tratti, baracconesco (vedi il ritratto che prende vita nel finale).

Si può tutt’al più apprezzare la qualità tecnica della fotografia, e i suoi mutamenti di registro, ma non si può fare a meno di pensare che il film abbia l’apparenza, lucida e patinata, di uno spot pubblicitario (l’inespressività del protagonista Ben Barnes accentua questa impressione), tanto che quando qualche personaggio chiede a Dorian Gray di conoscere “il suo segreto” o afferma di aver scoperto “il suo segreto” si teme che, in risposta, venga citata una crema di bellezza o qualche altro prodotto cosmetico. Dorian Gray è uno di quei film che suscitano nello spettatore questo tipo di reazione sghignazzante, perché nei suoi personaggi e negli sviluppi della sua storia non vi è spessore né credibilità: difficile scorgere reale tormento nelle vicende del suo protagonista.

Titolo originale: Dorian Gray
Nazione: Gran Bretagna
Anno: 2009
Genere: Drammatico – Thriller – Horror
Durata: 1.46
Regia: Oliver Parker
Sito ufficiale: www.doriangraymovie.co.uk
Cast: Colin Firth (Lord Henry Wotton), Ben Barnes (Dorian Gray), Rebecca Hall (Emily Wotton), Rachel Hurd-Wood (Sybil Vane), Emilia Fox (Lady Victoria Wotton), Caroline Goodall (Lady Radly), Ben Chaplin (Basil Hallward), Fiona Shaw (Agatha), Douglas Henshall (Alan Campbell).
Produzione: Barnaby Thompson, Ealing Studios, Fragile Films.
Distribuzione: Eagle Pictures.
Data di uscita: 27 Novembre 2009 (cinema)