Giovedì 28 febbraio uscirà nelle sale cinematografiche italiane il nuovo film di Gabriele Salvatores. Per presentarlo alla stampa, lunedì 25 febbraio il regista ha incontrato alcuni giornalisti. Con lui, per raccontare e spiegare alcuni aspetti di questo progetto, c’erano anche Nicolai Lilin, scrittore del romanzo cui la pellicola s’ispira, e Mauro Pagani che ne ha magistralmente curato le musiche.
Rispondendo a una delle prime domande, il maestro del cinema italiano ha voluto spiegare perché ha deciso di proporre un genere molto diverso da quello che, in passato, ha caratterizzato e reso famose le sue opere. Dopo il grande successo di Mediterraneo, premiato come miglior film straniero in concorso agli Oscar del 1991, Salvatores ha sentito il dovere di spaziare e sperimentare stili cinematografici sempre nuovi e originali. Sono stati i produttori di Cattleya a proporgli il romanzo di Nicolai Lilin ed è un po’ come se fosse stata questa storia, ambientata in Russia negli ultimi anni del secolo scorso, a trovarlo.
Affascinato dalle contraddizioni dei personaggi e dall’ambientazione storica e geografica della vicenda, Salvatores ha cominciato a lavorare sulla versione cinematografica avvalendosi della costante collaborazione dello scrittore. La violenza, raccontata in alcuni passaggi dell’opera letteraria, è stata accantonata e trascurata per valorizzare, invece, i risvolti esistenziali della vicenda. Pur raccontando la vita di due giovani cresciuti in un clan di guerrieri siberiani, il film non ha l’obiettivo ricostruire la storia di quest’organizzazione criminale né di darne un giudizio morale.
Complessa e laboriosa è stata la realizzazione della scenografia. Le riprese, infatti, sono state fatte a Vilnius, in Lituania. Dai villaggi ai pacchetti di sigarette, è stato necessario ricostruire ogni cosa. Le rigide temperature invernali, inoltre, hanno contribuito a rendere il tutto più faticoso. Mauro Pagani ha raccontato di aver pensato a delle musiche mentre leggeva il romanzo. Tuttavia, come capita spesso, si è poi trovato a dover confrontare quelle suggestioni del tutto personali con la fisicità degli attori e delle altre scelte registiche. Le musiche popolari che accompagnano il film non derivano esclusivamente dal repertorio russo ma risentono di numerose sonorità balcaniche.
Lo scrittore ha raccontato di come questa vicenda abbia una forte connotazione autobiografica. Quel codice d’onore, quei tatuaggi stampati sulla pelle dei protagonisti e quelle contraddizioni tra comportamenti spietati e grande saggezza sono, infatti, le stesse che hanno accompagnato la sua infanzia.
L’impressione che hanno suscitato è stata quella di un film insolito dai forti contenuti che promette di non adagiarsi sui luoghi comuni.
Nella foto il regista Gabriele Salvatores
Foto a cura di Romina Greggio Copyright © NonSoloCinema.com – Romina Greggio