Alle gallerie dell’Accademia a Venezia, fino al 22 Febbraio è possibile vedere nove dei capolavori, di certa attribuzione e da poco restaurati, del Giorgione tra cui la celebre Tempesta e I tre filosofi .
Chi ha intenzione di vistare questa mostra sappia che non si troverà davanti ad una mostra come tutte le altre, ma si dovrà preparare ad un approccio molto tecnico a queste magnifiche nove tele.
Le informazioni biografiche su Zorzi da Castelfranco detto il Giorgione sono ridotte all’essenziale e nulla viene detto sulla difficoltà di interpretare le sue tele : non si accenna alle complesse interpretazioni filosofiche-bibliche della Tempesta o dei Tre filosofi e nulla viene detto dell’enigmatico Ritratto femminile.
I nove quadri presenti – oltre ai tre già citati sono presenti la Madonna in trono di Castelfranco, la Veduta di Castel San Zeno, la Nuda, il Putto alato, la Vecchia e il Cristo portacroce – sono reduci da restauri di vario tipo che hanno permesso di studiarli più a fondo attraverso la riflettografia e le radiografie e numerose campionature dei pigmenti e dei collanti utilizzati.
L’intento della mostra è cercare di indicare, attraverso la riproduzione delle riflettografie e delle radiografie, le modificazione fatte dall’autore mentre procedeva con la composizione.
Ricordando la difficoltà di attribuzione delle opere a Giorgione e la vasta gamma di interpretazioni che le sue tele offrono, queste tecniche servono anche per il riconoscimento e per capire quali potevano essere le prime intenzioni del pittore.
La Tempesta vista a raggi infrarossi mostra una donna situata nell’angolo in cui attualmente vi è un cavaliere e riporta altre due figure sul ponte sullo sfondo : ci testimonia una progetto totalmente diverso da quello visibile in cui è soprattutto la natura che coglie l’attenzione dell’osservatore.
La Vecchia è integralmente costruita da soli cinque pigmenti uniti tra di loro dal comune collante fatto di olio di noce e uovo. Questo ultimo particolare sembra irrilevante, invece, per gli occhi del critico, è molto importante sapere che la tanto celebre tecnica pittorica del Giorgione sia stata basata su leganti tradizionali e su tecniche classiche come l’olio o la tempera.
La stessa analisi è presente per le altre tele e si notano in tutte modificazioni strutturali, nella disposizione delle figure, nel vestiario e, molto importante, nella posa.
Due rarità sono costituite dai due unici affreschi del Fontego dei tedeschi , ornato dal Giorgione tra il 1505 e il 1508, che sono sopravvissuti, anche se molto rovinati, fino ai nostri giorni .Si tratta di due figure allegoriche, un putto e una donna nuda, che si inserivano nella complessa costruzione con allegorie della mercatura richiesta al Giorgione per il Fontego che era appena stato ricostruito dopo un incendio.
Il pubblico che cerca un nuovo modo di vedere la storia dell’arte sarà deliziato da questa piccola esposizione e chi, al contrario, non ha mai sentito parlare di filologia applicata all’arte rimarrà certamente colpito dallo studio proposto.
GIORGIONE, LE MERAVIGLIE DELL’ARTE
1 novembre 2003 – 22 febbraio 2004
Venezia – Gallerie dell’Accademia
lunedi 8.15 – 14.15
martedì – domenica 8.15 – 19.15