Il duo più modaiolo del rock è tornato con un nuovo disco, registrato a Detroit in sole due settimane. Le parole d’ordine sono ancora minimalismo (nella musica) e ambiguità (nei testi), con il solito grande amore per il blues e la musica americana delle origini. E con l’aggiunta di pianoforte, marimba e chitarra acustica.
Una cosa è ormai fuori discussione: Jack White è uno che sa scrivere canzoni. L’immagine forte del gruppo, il gioco delle ambiguità con Meg (sorella o amante? O nessuna delle due?), l’accattivante artwork che accompagna i loro dischi, tutta giocata sul bianco, rosso e nero, e le clip sempre molto trendy (vi ricordate il famoso video con Kate Moss?) non sarebbero sufficienti a spiegare il successo in crescita costante della band, senza considerare, soprattutto, il valore musicale delle canzoni di Mr. White. Jack è uno che conosce molto bene la tradizione musicale americana e vi attinge a piene mani, ma lo fa in modo intelligente e con grande carattere, reinventando quelle sonorità ‘vintage’ a sua immagine e somiglianza.
Questo disco, ancora più dei precedenti, scopre palesemente il gioco di rimandi al passato, grazie a sonorità molto più scarne e ad un uso moderato (solo in 3 canzoni su 13) della chitarra distorta: ascoltate un pezzo come Little Ghost (che attinge a piene mani alla più remota tradizione country, con tamburello e chitarra acustica) per crederci. Take, Take, Take è un potente rock’n’roll suonato però con la chitarra acustica, mentre As Ugly As I Seem si può definire una bella ballata folk.
E poi c’è tanto rock-blues in odore di Seventies, ovunque, che rimanda al classico sound WS dei due dischi precedenti: l’apripista Blue Orchid sembra una canzone dei Led Zeppelin, così come Denial Twist e il blues sporchissimo di Instinst Blues. In The Nurse compare la marimba, strumento principe di molti altri pezzi (Forever For Her), mentre un’altra novità è costituita dalla presenza del pianoforte, in White Moon e I’m Lonely (But I Ain’t That Lonely Yet). Com’è tipico dei ‘fratelli’ White, non c’è alcuno sfoggio di virtuosismo in questo disco, e sia il pianoforte che la marimba vengono utilizzati in modo grezzo, quasi infantile, sfruttando appieno l’elemento percussivo dei due strumenti (quali in effetti sono) piuttosto che quello armonico o melodico. Se nel frattempo vi sembrerà che cadano dei piatti in cucina e che qualcuno scampanelli alla porta, niente paura: è soltanto una delle diavolerie di Jack, che si diverte a giocare con il mixer. Registrato ai Third Man Studios di Detroit (di proprietà di Mr. White) e mixato agli Ardent Studios di Memphis, il suono inconfondibile e unico dei WS è giocato tutto qui, con grande abilità e con un gusto estetico ‘in bianco e rosso’, a volte un po’ grezzo ma di indubbio valore espressivo.
Quella che non si sposta di un millimetro è Meg, che in Passive Manipulation (che dura solo 35 secondi) gioca ancora con il suo personaggio infantile e con l’ambiguità dei suoi rapporti con Jack, e che suona la batteria come una bambina capricciosa che pesta i piedi per l’impazienza. Alla lunga, chissà se questo atteggiamento ‘naive’ sarà ancora così convincente…
“The White Stripes” (Sympathy for the Record, 1999)
“De Stijl” (Sympathy for the Record, 2000)
“White Blood Cells” (Sympathy for the Record/XL Recordings, 2001)
“Elephant” (Recordings, 2003)
“Get Behind Me Satan” (XL Recordings, 2005)