“HARRY POTTER E I DONI DELLA MORTE – PARTE I” DI DAVID YATES

Prima parte - riuscita - del capitolo finale della saga

Ci sono voluti sei film, quattro registi diversi (Columbus, Cuaron, Newell, Yates) ma, forse per la prima volta, almeno per questa parte, il produttore David Heyman è riuscito a compiere una vera magia, riuscendo a rispettare la struttura del libro, senza tagli o invenzioni clamorose viste come un tradimento dai fan della saga di Harry Potter, uscita dalla brillante penna di J.K. Rowling.

Certo la divisione in due parti dell’ultimo capitolo delle avventure harrypottiane è stata una scelta azzardata, ma essenziale per il rispetto del romanzo e soprattutto dovuta, o la produzione sarebbe incorsa nel sacrificare eccessive parti del libro.

David Yates ritorna alla regia del suo terzo film sul mondo dei maghi e dei babbani, lo fa con la sua intrigante maestria, esaltata da una macchina a mano, con riprese che sanno calamitare e trasmettere le emozioni.
La Parte 1 di Harry Potter e i doni della morte inizia con Harry (Daniel Radcliffe), Ron (Rupert Grint) e Hermione (Emma Watson) impegnati nella terribile e pericolosa missione di rintracciare e distruggere gli Horcrux – chiave dell’immortalità di Voldemort. Dalla morte di Silente, i tre amici sanno che nulla sarà più come un tempo.
A fare da intermezzo al dramma oscuro, c’è una festa: il matrimonio del maggiore dei fratelli Wisley, Bill (Domhnall Gleeson) con Fleur Delacour (Clémence Poésy). Prima che la cerimonia abbia inizio arriva un ospite non invitato: il Ministro della Magia Rufus Scrimgeour (Bill Nighy), in veste di esecutore del testamento di Albus Silente (a Hermione le fiabe di Beda il Bardo, a Ron il Deluminatore e a Harry il Boccino d’Oro da lui conquistato durante la prima partita di Quidditch a Hogwarts).
I balli e le luci sembrano riportare un po’ di serenità dopo la morte di Silente, fino a che il Ministero della Magia è caduto.
I tre amici, ora privi della protezione e della guida dei loro professori, devono più che mai fare affidamento uno sull’altro, ma ci sono le Forze Oscure che minacciano di separarli per sempre.

Nel frattempo il mondo dei Maghi è diventato un posto pericoloso per tutti i nemici del Signore Oscuro. La guerra che tutti temevano è iniziata e i Mangiamorte di Voldemort (Ralph Fiennes), che hanno preso il controllo del Ministero della Magia e perfino di Hogwarts (il nuovo preside è Severus Piton/Alan Rickman), terrorizzando e arrestando chiunque osi opporsi. Ma la preda che ancora inseguono è quella più importante per Voldemort: Harry Potter. Il Prescelto deve essere consegnato al Signore Oscuro… vivo.
L’unica speranza di Harry è trovare gli Horcrux prima che Voldemort trovi lui. Ma nel corso delle sue ricerche, scopre una fiaba antica e ormai quasi dimenticata – la leggenda dei Doni della Morte. E se la leggenda si rivelasse vera potrebbe consegnare a Voldemort il potere assoluto di cui vuole impadronirsi.
Perché come Potter, anche Lord Voldemort ha una sua missione: uccidere “il bambino sopravvissuto”. Voldemort è all’apice del potere assoluto e sta cercando qualcosa che gli dia il dominio sul mondo.

Il ritmo della regia di Yates è sempre stato ammirevole; è il ritmo di chi sa fare cinema, creando l’atmosfera con le immagini. Scenograficamente parlando, il quarto capitolo Harry Potter e il calice di fuoco è quello che ha saputo restare maggiormente fedele al testo, ma i tre capitoli diretti da Yates sono registicamente puri. L’ambientazione gotica, oscura, fabbricata a colpi di scena, avventura, inseguimenti a suon di scope e smaterializzazioni, ed effetti speciali spiccatamente sorprendenti, era già in gestazione dal secondo film, è affiorata nel quarto e ha trovato terreno fertile nell’intelligenza di Yates.
E’ stato accusato di essere troppo eccessivo nella sua rappresentazione dark, ma non è merito suo: J.K. Rowling, nell’evoluzione della sua storia, ma soprattutto dei personaggi che sono cresciuti (li abbiamo incontrati che avevano 11 anni e ora ne hanno 17) e delle difficoltà malvagie contro le quali devono vincere, ha tracciato le linee guida psicologiche alle quali si sono attenuti i vari registi, ha impresso una svolta necessariamente meno infantile. Spiegazione, questa, per la strada percorsa ai limiti di un horror soft per i bambini al di sotto, forse, degli otto anni, che possono spaventarsi, ma la costruzione della prima parte di Harry Potter e i doni della morte resta avvincente e appassionante (però anche in questo film, alcuni risvolti non saranno facilmente decifrabili per coloro che non avessero letto la Rowling).

Eventuali sprazzi di lentezza che possono essere notati da un pubblico più spinoso, meno fan, meno incline a farsi guidare dalle emozioni, sono, invece, da guardarsi come complementari all’interiorità dei personaggi e della storia, sono momenti dosati per creare la giusta attesa, sequenze ottimali per il crescendo di pathos.
Per la prima volta non è più Hogwarts a fare da sfondo alla scena, non ci sono più le case e i tornei di Quidditch, solo per un breve momento appare l’espresso per la Scuola di Magia e Stregoneria. Harry, Ron ed Hermione sono tre fuggiaschi, prima nella casa di Grimmauld Place, appartenuta al padrino di Harry, Sirius Black, poi la foresta, Godric’s Hollow dove Harry è nato, la casa dei Malfoy e Villa Conchiglia, dove termina la prima parte di questo film, con una scena che è riuscita a rispettare la commozione vissuta da chi ha letto il romanzo.

Titolo originale: Harry Potter and the Deathly Hallows: Part I
Nazione: U.S.A., Regno Unito
Anno: 2010
Genere: Avventura, Fantastico
Durata: 146′
Regia: David Yates
Sito ufficiale: harrypotter.warnerbros.com
Sito italiano: www.donidellamorte.it
Cast: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Helena Bonham Carter, Alan Rickman, Tom Felton, Bonnie Wright, Ralph Fiennes, Rupert Grint, Bill Nighy, Michael Gambon, Maggie Smith, Miranda Richardson, Robbie Coltrane, Imelda Staunton, Evanna Lynch
Produzione: Heyday Films, Warner Bros. Pictures
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Data di uscita: 19 Novembre 2010 (cinema)