“HELEN” di Joe Lawlor e Christine Molloy

Scamparsa, indagine e tanta irrazionalità

Torino 26
Una giovane studentessa inglese di nome Joy Thompson scompare misteriosamente nel bosco di un parco. Nel tentativo di ricostruire gli ultimi spostamenti di Joy, l’agente Saville decide di simulare le azioni compiute dalla vittima avvalendosi della partecipazione di una sorta di sosia. Dopo le selezioni operate nel college della città, Saville trova in Helen, un ragazza che vive in orfanotrofio, la persona adatta ad interpretare il ruolo di Joy. Da questo momento Helen diventa la protagonista del film, non limitandosi a rimpiazzare la ragazza scomparsa soltanto nelle artificiose ricostruzioni poliziesche.

Immagini al rallentatore svelano un insieme di ragazzi immersi nei colori autunnali di un parco apparentemente illimitato. Più lontana, distante dagli altri, si trova una ragazza con una giacca gialla, che scruta il fitto bosco limitrofo al parco.
Il desiderio di passare qualche minuto in solitudine ha portato la giovane fanciulla ad addentrarsi nella radura, consegnandosi inconsciamente ad uno sconosciuto rapitore.
Alla scomparsa di Joy si susseguono le indagini della polizia, incapace però di trarre conclusioni decisive. L’agente Saville, che si occupa in prima persona del ritrovamento della ragazza, decide di valutare nei minimi particolari l’accaduto simulando gli ultimi spostamenti della vittima. Helen, una ragazza neo-maggiorenne vissuta in orfanotrofio, viene assoldata come interprete del malcapitato ruolo di Joy, compito che svolgerà con fin troppa dedizione.

Dal momento in cui la giacca ritrovata nel bosco viene consegnata ad Helen, i rapporti tra i personaggi mutano radicalmente: Helen diventa una vera e propria sostituta di Joy, riuscendo ad introdursi con dimestichezza negli ambienti cari alla studentessa scomparsa.
Helen è una persona molto debole e fragile, incapace di trattenere le proprie emozioni nel momento in cui si trova in una situazione decisamente inedita e piacevole. L’aspirazione a prendere il posto di Joy, molto amata dalla sua famiglia e dalle persone che le sono vicine, non è interpretabile come un’ambizione egoistica ma è piuttosto un sintomo naturale ed inevitabile della disperata ricerca di affetto che contraddistingue Helen. La sua debolezza la avvicina ai coniugi Thompson che, disperati per il presunto rapimento della figlia, si dimostrano gentili ed affettuosi nei confronti di colei che tanto assomiglia alla loro adorata Joy.
L’utilizzo della giacca gialla ha permesso alla sfortunata ragazza di cambiare se stessa e il modo di rapportarsi con le altre persone.

Il lato psicologico della figura di Helen è delineato con preziosa accuratezza mentre i caratteri degli altri personaggi appaiono trattati in modo semplicistico e poco definito.
L’assoluta mancanza di plausibilità negli atteggiamenti della maggior parte dei personaggi rende poco verosimile l’intera orchestrazione delle vicende, facenti perno su una sbalorditiva irrazionalità. Inoltre le indagini poliziesche si svolgono seguendo una prassi decisamente originale e appaiono meri artifici per introdurre Helen e la sua ascesa nell’identificazione con la coetanea.

Il regista Lawlor ha sottolineato come la sua ricerca cinematografica si concentri sul carattere psicologico dei personaggi e sulla qualità estetica delle riprese, riservando una parte marginale alla costruzione di un coerente svolgimento evenemenziale.
Attraverso il posizionamento delle macchine da presa all’esterno del nucleo degli episodi, i registi hanno privilegiato inquadrature non vincolate ai movimenti dei singoli attori, riuscendo a coinvolgere lo spettatore senza costringerlo ad immedesimarsi con un particolare personaggio. L’ambientazione boschiva di certe scene ha permesso poi ai registi di riproporre scorci panoramici suggestivi e di ricercare soluzioni cromatiche davvero pregevoli.

L’apprezzabile meticolosità estetica non distoglie però l’attenzione dall’irrazionalità che caratterizza la struttura della trama e la componente caratteriale di diversi personaggi.
Il film sembra concentrarsi esclusivamente sul personaggio di Helen, relegando tutti gli altri ad un confuso ed inconcepibile sfondo; la protagonista viene così inghiottita dal torbido quadro d’insieme dell’opera, troppo inconsistente per rendere al meglio l’interessante profilo psicologico della ragazza.

Helen
Regia : Christine Molloy e Joe Lawlor
sceneggiatura : Ben Slater, Christine Molloy e Joe Lawlor
fotografia : Ole Birkeland
montaggio : Christine Molloy
musica : Dennis McNulty
interpreti : Annie Townsed (Helen), Sandie Malia (Mrs Thompson), Dennis Jobling (Mr Thompson), Danny Groenland (Danny)
produzione : Desperate Optimist Production
origine : GB/Irlanda, 2008
durata : 79’