“Hashoter” di Nadav Lapid

Poliziotti e terroristi in Israele

Festival del Film di Locarno: Concorso internazionale

Soldati e poliziotti sono figure ricorrenti nel cinema israeliano. I dilemmi e i problemi che la loro attività in uno stato caratterizzato da problemi di sicurezza così peculiari sono argomento che si ritrova frequentemente. Il contrasto tra la durezza richiesta dal loro lavoro e il calore degli affetti oppure il contrasto tra scelta morale e dovere di servizio sono spesso spunti che si ritrovano nel cinema di questo paese.

Anche Hashoter di Nadav Lapid parla di poliziotti: un gruppo di appartenenti a una speciale unità antiterrorismo, di cui il film descrive i forti legami di amicizia, cementati dagli intensi legami fisici (le frequenti pacche sulle spalle, la lotta con funzione rituale, ecc.), focalizzandosi in particolare su uno di loro (la cui compagna sta per dare alla luce una bimba – lo vediamo quindi impegnato in amorevoli massaggi, che appaiono in antitesi con il suo atteggiamento sul lavoro – ma, significativamente, i dialoghi con la donna, rivelano anche in quest’ultima una sorprendente durezza).

Nella seconda parte l’attenzione di sposta su un piccolo gruppo di terroristi (o aspiranti tali) che preparano un’azione e il proclama ideologico con cui intendono accompagnarla. Non si tratta però di terroristi palestinesi, ma di velleitari esponenti dell’estrema sinistra, concentrati sul profondo divario economico tra ricchi e poveri. Nella parte finale i due gruppi si scontrano e le due vicende convergono: la squadra di poliziotti entra in azione per fermare i terroristi che hanno preso in ostaggio tre miliardari.

Se gli intenti di Hashoter appaiono abbastanza chiari (sottolineare la rilevanza del conflitto di classe in un paese che, per ragioni di sicurezza nazionale, tende a lasciarlo in ombra, coperto dal conflitto coi palestinesi, e dalla conseguente priorità accordata alla necessità dell’unità nazionale; evidenziare la violenza che a ogni livello pervade la società israeliana), i risultati lasciano perplessi, sia dal punto di vista dell’analisi politica (il film mira ad essere “aperto” e a non prendere esplicite posizioni ma finisce per cadere in una certa ambiguità), sia dal punto di vista cinematografico (la prima parte – con l’osservazione ravvicinata della vita dei poliziotti – riesce a creare un discreto livello di tensione, o quantomeno di curiosità, ma questa si dissolve quando il focus si sposta sui terroristi – che sono personaggi caricaturali, inadeguati alla delicatezza e alla problematicità del tema affrontato). La musica debordante che accompagna la parte finale (in netto contrasto con la sua completa assenza in precedenza) rappresenta poi una evidente e ingiustificata caduta di stile.

Hashoter (Policeman)
Regia: Nadav Lapid
Interpreti: Yiftach Klein, Yaara Pelzig, Michael Mushonov, Menashe Noi, Keren Mor, Michael Aloni
Israele, 2011, 107′