La 19. Mostra Internazionale di Architettura stupisce per la quantità di progetti e proposte, ben 750 partecipanti e 300 contributi. Non si tratta solo di grandi numeri, moltissime sono infatti le proposte valide e attuali. Si parla realmente di futuro, ma non urlando alla ricerca della salvezza, bensì rimboccandosi le maniche e cercando una soluzione per adattarsi al mondo che cambia.
Ovviamente tema centrale è il cambiamento climatico, ormai non si tratta più di fermarlo – pare sia troppo tardi ahimè – ma di attivarsi per convivere in un mondo diverso rispetto a quello a cui eravamo abituati, utilizzando soprattutto quanto abbiamo già a disposizione.

“Quando le conoscenze e i sistemi che hanno guidato a lungo la nostra comprensione cominciano a fallire, sono necessarie nuove forme di pensiero. Per decenni, da quando abbiamo iniziato a tenere in conto le emissioni di carbonio, la risposta dell’architettura alla crisi climatica è stata incentrata sulla mitigazione, sulla riduzione del nostro impatto sul clima. Quest’approccio non è più sufficiente. L’architettura deve andare oltre la sola mitigazione, ricollegarsi alla sua lunga storia di adattamento e ripensare il modo in cui progettiamo per un mondo ormai alterato”.

Se non è abbastanza chiaro dalle dichiarazioni di Carlo Ratti, curatore di questa Biennale di Architettura, il mood lo avvertiamo bene nella prima sala delle Corderie in Arsenale, dove veniamo accolti da ondate di calore prodotte da decine di unità esterne dei condizionatori, a sottolineare l’approccio sbagliato che stiamo utilizzando per questo problema. Unica fonte di luce in questo ambiente è il Terzo Paradiso della Fondazione Pistoletto/Cittadellarte, che ci rassicura con un messaggio di speranza e invita a proseguire oltre questa entrata infernale perché, nonostante tutto, è la terra stessa a correre in nostro aiuto mettendo a disposizione materie prime e sistemi viventi che permettono di ripensare insieme l’architettura in vista di questo preoccupante futuro.

La collaborazione tra diverse professioni è ciò che la mostra auspica già dal titolo: Intelligens, ovvero una progettualità che superi il modello autoreferenziale del professionista per moltiplicare le prospettive, in un’ottica proficua che strizza l’occhio all’inclusività. Ancora il curatore: “La Mostra illustra un modello di autorialità più inclusivo che si ispira alla ricerca accademica. In questo caso, l’autorialità è attribuita a coloro che contribuiscono in modo significativo alla progettazione, all’esecuzione e all’analisi di un progetto, indipendentemente dal loro ruolo primario”.
I team che si sono messi all’opera sono molti, all’Arsenale i progetti sono suddivisi in tre tematiche principali alle Corderie più una quarta alle Artiglierie: Intelligens Natural, Intelligens Artificial, Intelligens Collective e OUT. Anche se in alcuni casi la mostra sembra trasformarsi in uno showroom scientifico-industriale, gli spazi dell’Arsenale sono stati ben utilizzati per spiegare tramite le installazioni concetti complessi.





Un plauso al curatore e al suo team per aver realizzato un allestimento leggero, nonostante tematiche e numero di partecipanti, e coerente nel replicare alle Corderie un modello omogeneo di esposizione: pannelli progettuali disposti lateralmente in un percorso senza soluzione di continuità dall’inizio alla fine, sorretti da colonne leggermente diverse da sezione a sezione; spazio centrale adibito a installazioni di grande respiro e dotato di diverse aree dove riposarsi e riflettere, inglobando il pubblico nella mostra stessa. E poi c’è un elemento importante ed efficace che segue il visitatore per tutta la mostra: il suono. Rappresenta quasi un percorso parallelo che funge da sostegno all’esposizione, dai rumori acquatici al vociare della collettività, dall’eco dei macchinari tecnologici a Oxyville, creazione musicale elettronica di Jean-Michel Jarre.
L’attenzione del visitatore è costante, si muove da progetto a progetto, quasi stesse “scrollando” una mostra che si dipana lungo il grande schermo delle Corderie, con la differenza che ogni momento arricchisce la nostra visione.