Il 25 aprile con i Modena City Ramblers

La Festa della Liberazione a Forte Marghera (Venezia)

La cornice è veramente suggestiva: la Festa della Liberazione a Forte
Marghera. Bancarelle e bandiere, giovani, meno giovani, e colori.

Un’atmosfera di grande gioia e una voglia tangibile di essere lì,
tutti insieme. E non ci sarebbe stata conclusione migliore, per le
centinaia di veneziani accorsi al Forte, se non con un concerto dei Modena
City Ramblers, gruppo “combat-folk” particolarmente apprezzato per
una musica dalle sonorità irlandesi, ballabili e per dei testi
impregnati di una sincera coscienza civile, contestualizzata tra
Resistenza e lotte operaie.

Sale sul palco Francesco Moneti, violinista dei Modena, con a fianco il
giovane Daniele Contardo. Il duo FryDa propone la sua Nozze
partigiane
. Ed è subito pelle d’oca da grande emozione.

“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere
partigiani”: uno scritto di Antonio Gramsci e lo spettacolo sale
vertiginosamente. Parole sentite così tante volte e in grado di
“ammazzarti” sempre, ma mai allo stesso modo. Parole capaci di smantellare
ogni tua certezza, capaci di trafiggerti e, noncuranti, lasciarti
agonizzante. Agonizzante ma con la sicurezza che tu non vuoi essere un
“indifferente”. Per questo sei lì quella sera a gridare la tua
voglia di libertà.

La scaletta è un misto tra i brani dell’ultimo album Sul tetto del
mondo
e i grandi classici dei Modena e della tradizione popolare
della Resistenza italiana. Il pubblico risponde sempre bene, attento. Ma
è con I cento passi che inizia veramente a scaldarsi, ricordando
con una gioia filtrata da profonda amarezza la storia di Peppino
Impastato, eroe ammazzato a soli trent’anni per le sue denunce a molte
attività mafiose, perpetuate nonostante coinvolgessero in prima persona
la sua famiglia.

Poi uno strumentale lungo e favoloso in preparazione
all’esplosiva Fischia il vento. Unica nota stonata, La guerra
di Piero
di Fabrizio De André che, probabilmente, poteva essere
risparmiata. Ma è anche vero che apprezzare la rivisitazione di un
pezzo così famoso e così amato è tutt’altro che scontato.

Il concerto prosegue con alcuni brani dell’ultimo album. E poi di
nuovo due grandi classici: Contessa e Per i morti di Reggio
Emilia
. Inutile dire che trovare qualcuno fermo e zitto era diventata
veramente un’impresa impossibile. Lo spettacolo sta volgendo al
termine e lo si capisce dalle note di Bella ciao, penultimo pezzo.

E’ incredibile come storie lontane da noi quasi settant’anni
riescano a essere ancora così penetranti. Ma è altrettanto
mortificante il loro essere così terribilmente attuali. Mortificante
per quei partigiani che tra le Alpi hanno trovato la morte, sospirando
all’idea che avrebbero lasciato un’Italia libera e unita ai loro
figli. Un’Italia migliore. Un’Italia su cui troppa gente sputa
ancora addosso. Un’Italia che avrebbe bisogno di una rivoluzione, come
diceva Mario Monicelli.

Ma un’Italia che noi non lasceremo cadere.