I vapori dell’inverno avvolgono la campagna, l’acqua scorre nel fiume e nei canali. In un lavandino un coniglio viene battezzato da una bambina: il suo nome è Francesco, mentre un ragazzo si allena in piscina con i coetanei sotto lo sguardo dell’istruttore che li incita con uno stile da passo dell’oca.
L’acqua, l’inverno e un motorino sono gli elementi della storia di solitudine e emarginazione di Valerio, un quindicenne che vive nella bassa cremonese. Vive in un paese di muri di mattone, quasi deserto, con la madre sola a fare i conti con un quotidiano faticoso e una sorella più piccola che sa amare il suo coniglio e che fa di un cangiante ciondolo appartenuto alla nonna il suo portafortuna.
Mirko Locatelli e Giuditta Tarantelli scrivono una partitura di tenebre; raccontano con compassione l’adolescenza, parlano di bullismo ma tenendosi ben lontani dai clichè della rappresentazione: distanti dai centri urbani e dagli stereotipi della violenza. Raccontano per immagini la dimensione interiore di un’adolescenza sofferente: la solitudine, la diversità, la paura e il bisogno di vendetta.
Al giorno più corto dell’anno segue la notte più lunga; Il primo giorno d’inverno è un film di silenzi perché, dice il regista, i silenzi raccontano più delle parole.
Valerio non si ama e sa poco dell’amore; ha un corpo che cerca di plasmare con l’esercizio fisico e ha un’anima che non padroneggia. Un diverso, uno sfigato, vessato dai coetanei perchè ha uno scassato motorino Garelli, non si veste alla moda e non appartiene a nessun gruppo. Ma un giorno scopre il vergognoso segreto dei suoi persecutori e la diversità scoperta diventa strumento di ricatto.
La realtà del racconto si articola sulla reiterazione delle azioni quotidiane La solitudine, le difficoltà familiari e l’estraneità sono rese evidenti da una struttura per frammenti: gli stessi gesti, le poche parole, le cene, i risvegli e la scuola dove gli insegnanti restano sempre fuori campo. Sono i momenti della messa in scena di un’affettività denutrita e dell’incomunicabilità che Locatelli racconta con compassione e senza giudizio. E il mondo degli adulti, tangenziale alla storia, resta ignaro e impotente: la madre di Valerio, svolge le mansioni quotidiane e con lo stesso spirito pensa ai regali di natale, senza porsi il problema se saranno graditi: tutto é fatto perché si deve fare. Anche gli spazi vengono raccontati per frammenti; internamente la casa di Valerio, esternamente solo due scorci del paese e poi la scuola i cui esterni sono stretti, privi di contestualizzazioni; blocchi di spazio, compartimenti che vengono messi in relazione dai percorsi in motorino di Valerio.
Alle spalle di Mirko Locatelli c’è il cinema di Truffaut, di Bresson, dei fratelli Dardenne e il suo film ha le stesse atmosfere del poco noto ma sorprendente La vie de Jésus (1997) di Bruno Dumont. Così poco italiano nella strenua ricerca del vero, atroce e nel contempo con una profonda pietà per tutti, Il primo giorno d’inverno resta lontano dalla rappresentazione del male a tutto tondo: racconta l’origine e la conclusione di una piccola e nascosta storia di sopraffazione e di violenza psicologica ponendo il fuoco sulla trasversalità dell’esclusione e della lontananza dalle occasioni d’amore.
Forte, essenziale, asciutto; girato in HD con una fotografia molto curata e arricchita da una presa diretta che porta in evidenza più piani sonori e in cui echeggia sovente il passaggio lontano di un motorino.
Ottima la scarna punteggiatura musicale, solo un autore, ma di assoluta eccellenza: Giovanni Sollima, con le note di violoncello dall’interiorità struggente che si contrappongono all’efficace freddezza della regia.
Gli attori, Mattia De Gasperis, Andrea Semenghini e Alberto Gerundo, sono tutti ragazzi di circa vent’anni, di formazione teatrale al loro primo film trovati con un casting, a cui si aggiungono Michela Cova, la sorellina capace d’amore, Teresa Petrignani, la madre di Valerio e Giuseppe Cederna, l’allenatore di nuoto.
Il primo giorno d’inverno è una storia di un’esclusione che genera una risposta di uguale violenza perché l’unico strumento di difesa conosciuto è la vendetta. Solo la tragedia e il senso di colpa possono interrompere questo circolo vizioso e restituire, lontano dalle tenebre, i contorni di una nuova consapevolezza. Drammatico e al contempo catartico, anche per lo spettatore, è lo strazio di Valerio, il suo lamento di bestia ferita, il suo corpo contorto dal dolore della colpa fino all’urlo disperato che si sovrappone all’acqua che scorre.
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Titolo originale: Il primo giorno d’inverno
Nazione: Italia
Anno: 2008
Genere: Drammatico
Durata: 88′
Regia: Mirko LocatelliCast: Lorenzo Pedrotti, Michela Cova, Mattia De Gasperis, Giuseppe Cederna, Andrea Semeghini, Teresa Patrignani, Alberto Gerundo, Alex Rogora
Produzione: Officina FilmData di uscita: Venezia 2008