“MIRO’: LA TERRA”

Un rapporto complesso

Attraverso un’ottantina di opere tra dipinti, disegni, collages, costruzioni, sculture e arazzi, la mostra vuole presentare l’evoluzione del percorso artistico di Miró, dalla sua prima personale del 1918, fino alle ultime opere. Nelle sue diverse accezioni, la terra è il filo conduttore del percorso espositivo.

La centralità del nucleo semantico “Terra” nell’opera di Mirò è resa esplicita sia da critici e scrittori, sia dalle parole dell’artista stesso, il quale ha avuto modo di affermare che “il carattere catalano non assomiglia a quello degli abitanti di Malaga o di altri luoghi spagnoli. È molto legato alla terra. Noi catalani crediamo che si debbano tenere i piedi ben piantati se si vuole compiere un salto. Il fatto di potermi posare a terra di tanto in tanto mi consente di saltare poi ancora più in alto”.

Quindi la Catalogna; e il carattere catalano in primis. Ai soggiorni parigini Mirò fece seguire periodi di vita ritirata in campagna, nella sua fattoria catalana di Mont-Roig. Qui l’artista si trovò nella possibilità di riflettere su ciò che aveva assorbito nella capitale francese, e di creare nell’isolamento il suo peculiare linguaggio artistico. Le opere dislocate nelle prime stanze di Palazzo dei Diamanti raffigurano una contadina, un cacciatore, un contadino; la fattoria di Mont-roig è presente ne La terra arata del 1923-24. Osservando tali dipinti, connotati da soggetti catalani, si ha la possibilità di osservare un affascinante sviluppo stilistico, plasmato grazie al contatto con le avanguardie parigine (determinanti si rivelarono il cubismo, la poesia dadaista e Paul Klee.) La critica ha tradizionalmente suddiviso in due differenti filoni l’arte pittorica di Miró, che negli anni Venti giunse a elaborare da una parte soluzioni da miniaturista, ottenendo pitture dettagliste connotate da una sorta di horror vacui; dall’altra, al contrario, osò “affacciarsi al vuoto”, precorrendo l’astrattismo americano degli anni ’50-’60.

La “Terra”, nell’opera del catalano, è un elemento fondamentale e complesso. Viene intesa
sia nel senso già considerato (la Catalogna) sia nella sua accezione universale (la natura). Si dirama inoltre nei concetti di tradizione e -in riferimento alla guerra civile spagnola del 1936- di sovversione politica, simbolizzata nella figura del contadino catalano. Altre connessioni sono messe in evidenza attraverso la sperimentazione di tecniche e materiali e con il mito delle origini; oppure prendendo in esame il ciclo della vita e della morte, oltre che in tutta una serie di concetti collegati quali vitalità, fecondità e femminilità.

Svolgendosi cronologicamente e per raggruppamenti tematici, il percorso espositivo evidenzia una tappa cruciale nell’arte di Mirò verso la fine degli anni Venti. L’artista aveva ormai ottenuto grande credito artistico, e avvenne in lui una crisi che lo portò a sperimentare nuove tecniche, indirizzando la sua arte verso una maggiore tattilità e matericità. La sorprendente varietà dei materiali utilizzati trova concretizzazione nei collage e negli assemblaggi degli anni Trenta, e nella scelta di un supporto quale la masonite per dipinti nei quali utilizza anche il bitume e la sabbia.

Nel 1934, rientrato in Catalogna da Parigi, Miró significativamente ribadì: “è chiaro che non ho alcuna intenzione di stabilirmi a Parigi, oggi meno che mai. (…) Secondo me l’artista deve tenersi selvaggiamente isolato da queste tristi pagliacciate (i salotti parigini ndr) e soprattutto deve stare continuamente a contatto con la sua terra”. Questo soggiorno a Barcellona inaugura il periodo opportunamente chiamato dei “dipinti selvaggi”, o “plutonici”, nei quali la critica individua il sentore della tragedia che attraverserà l’Europa di lì a poco.

Nel dopoguerra la sua pittura diventa più violentemente gestuale; appare meno meditata e più istintiva, utilizzando tra l’altro anche le colature. Si consideri il dittico qui esposto Femme et oiseau I e II, che rende evidente la vicinanza di Mirò all’action painting americana.

Un’ampia sezione è dedicata al primitivismo, attuato nelle sculture e nelle costruzioni. Materico e sensuale, ma anche dotato di un chiaroscuro “pittorico” ottenuto grazie al gioco con la luce, lo si ritrova –per esempio- nelle due versioni, in bronzo e ceramica, delle sculture Femme (datate 1968), o in Testa di toro del 1970.

Vi sono anche diversi Sobrateixim, arazzi con bruciature sui quali sono applicate corde, lana e parti dipinte, realizzati negli anni ’70, a riprova dell’incredibile energia creativa per un artista ottantenne.

La mostra ferrarese esemplifica la vicenda artistica di un grande sperimentatore, capace di assimilare e riplasmare i linguaggi delle avanguardie storiche: da un lato mantenendosi saldamente legato alla sua identità; dall’altro rimettendo continuamente in discussione il suo lavoro, senza concedersi ad una stanca ripetizione. Ne emerge un protagonista assoluto dell’arte del Novecento, fondamentale anche per molti artisti delle generazioni successive.
Per la prima volta, inoltre, si sviscerano approfonditamente in una mostra le sue complesse relazioni con il concetto di terra. A corredo, è stato realizzato un catalogo dall’innegabile valore contenutistico: i testi di Tomàs Llorens –curatore dell’esposizione e tra i maggiori studiosi dell’artista catalano- condensano in un centinaio di pagine riflessioni autorevoli e indispensabili per indagare ulteriormente l’argomento.

“MIRO’: LA TERRA”
Ferrara, Palazzo dei Diamanti
Dal 17 febbraio al 25 maggio 2008
Mostra a cura di Tomàs Llorens, organizzata da Ferrara Arte in collaborazione con il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid.
Orario: aperto tutti i giorni, feriali e festivi, lunedì incluso, dalla domenica al giovedì dalle 9.00 alle 20.00, venerdì e sabato 9.00 alle 22.00. Aperto anche 23 e 24 marzo, 25 aprile e 1 maggio
Ingresso: intero € 10.00, ridotto € 8.00, scuole € 4.00
Catalogo edito da Ferrara Arte Editore, a cura di Tomàs Llorens, con testi di Tomàs Llorens e Marta Ruiz del Arbol
Per informazioni e prenotazioni:
Call Center Ferrara Mostre e Musei: tel. 0532.244949, fax 0532.203064,
e-mail: diamanti@comune.fe.it, WS: www.palazzodiamanti.it
Ufficio stampa: Studio ESSECI – Sergio Campagnolo, tel. 049.663499,
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