“Mammuth” di Gustave de Kervern e Benoît Delépine

Serge, Miss Ming e la pensione

Serge compie 60 e viene mandato in pensione dal macello in cui è impiegato. Lavora praticamente da sempre, la scuola non ha mai fatto per lui (come gli fa notare maieuticamente una vecchia conoscenza) e ora vorrebbe solo godersi senza scosse il tempo che gli resta. A separarlo dalla meritata pensione c’è, però, la cieca burocrazia: nel corso degli anni, Serge non ha raccolto i contributi necessari e ora deve rintracciare molti dei suoi vecchi datori di lavoro e rimediare.

Inforcata la sua Mammuth – che oltre a essere una gigantesca motocicletta tedesca del ’72 è anche il soprannome con cui è conosciuto Serge – l’omone parte per un’avventura on the road alla ricerca dei contributi perduti. Arrivato nei luoghi della sua giovinezza, si ferma nella vecchia casa di famiglia ora occupata dalla giovane nipote Miss Ming, un’eccentrica artista con un feticcio per il numero 3000. Il rapporto fra i due dà nuova linfa alla vita un po’ stantia di Mammuth.

Continua l’ellittico percorso cinematografico della coppia di registi francesi Gustave de Kervern e Benoît Delépine, nel tentativo di raccontare l’umanità odierna. In Louise-Michel un gruppo di operaie tessili pianificava l’omicidio del loro fuggitivo capo, dando vita a una commedia grottesca e nerissima. In Mammuth il protagonista è ancora una volta spinto all’azione da un motore narrativo assolutamente poco poetico e, volendo, banale (e per questo ancor più reale a palpabile) venendo quindi coinvolto in situazioni surreali da personaggi a dir poco sghembi (la splendida, vacua nipote Miss Ming su tutti).

Mammuth è un film capace di partire dal generale (la crisi economica) per poi scendere a imbuto nel personale più intimo del suo protagonista ed elevarlo, di nuovo, a discorso universale. In molte occasioni la narrazione episodica scelta da Delépine e de Kervern rischia di diventare una mera raccolta scollacciata di sketch. Eppure i due cineasti sembrano sempre avere un saldo controllo della situazione, mantendendo il racconto unito e inserendo le diverse vignette – divertenti, malinconiche, oniriche o grottesche che siano – in una cornice che riesce a dare coerenza cinematografica alla narrazione.

Le immagini sporche sembrano un presa di posizione poetica dei due registi, quasi a ribadire con forza il loro approccio diverso (povero e indipendente) al cinema, ribadito dall’uso – seppur meno massiccio del solito – di attori non professionisti. Al loro fianco, nel ruolo di Mammuth, c’è un immenso Gèrard Depardieu, che contribuisce all’onore degli attori professionisti insieme a una divertente Yolande Moreau e a una spettrale ma carismatica Isabelle Adjani.

Regia e sceneggiatura: Gustave de Kervern e Benoît Delépine
Cast: Gèrard Depardieu, Yolande Moreau, Isabelle Adjani, Miss Ming
Fotografia: Hugues Poulain
Montaggio: Stèphane Eldmadjian
Musiche: Gaetan Roussel
Produzione: GMT PRODUCTIONS, NO MONEY PRODUCTIONS
Distribuzione: Fandango
Durata: 89 minuti
Uscita: 29 ottobre