Aviva Victor ha un sogno particolare, quello di diventare madre. Convinta
di voler rimanere incinta fa di tutto pur di perseguire il suo progetto,
nonostante l’intervento dei genitori, contro i quali si ribella, scappando
di casa. Ma la sua fuga la porta a perdersi in un mondo alternativo, un
viaggio circolare in cui niente o, forse, tutto sarà come prima…
Il palindromo (dal greco ‘che corre all’indietro) consiste nel trovare una parola che sia leggibile sia da sinistra verso destra che da destra verso sinistra e che mantenga lo stesso significato in entrambi i sensi di lettura.
In questo caso, il regista si diverte ad applicare questo meccanismo ad
una bambina di dodici anni (Aviva) che desidera ardentemente un bambino.
Non ha alcuna importanza che tipo di sembianze fisiche e caratteriali la
dodicenne possa assumere nel corso della storia: rossa, bionda, alta, grassa, timida, coraggiosa o terribilmente cinica. Ciò che rimane essenziale è il contenuto, mai il significante.
La storia di Aviva, al culmine del dolore, torna esattamente nel punto in
cui è cominciata, sempre uguale a se stessa, come il suo nome palindromo
che si può anche leggere al contrario. Spietata risulta essere la critica
nei confronti di una società che, per come viene descritta, non può essere ricondotta al profilo “americano”. La presenza di elementi trasversali che possiamo ritrovare in situazioni e luoghi distanti tra di loro fa pensare a qualcosa di più tagliente. In particolare, risulta fondamentale la riflessione acidissima sul razzismo (culturale, emozionale, sessuale) con i consueti freaks borderline chiusi in case abitate da famiglie “mostruose” della provincia americana in cui è estremamente difficile capire i confini tra bene-male,
giusto-sbagliato.
Centrale, inoltre, il rapporto tra il mondo adulto e quello infantile. In
molti film presenti a questa Mostra (Venezia 61 ed Orizzonti) gli adulti
vengono descritti come delle figure che non sono in grado di prendersi delle responsabilità e, spesso, tendono a scaricare le proprie frustrazioni sui figli o su elementi esterni che fungono da parafulmini o capri espiatori.
Spesso i ruoli si rovesciano e sono i “minori” a prendere il sopravvento
in un modo decisamente originale.
Il tono della pellicola è divertente ma in maniera spietata. Ogni dramma
non raggiunge mai il melò e spesso si trasforma in farsa. Assolutamente
da seguire il consiglio del regista prima di vedere il film: “Anche se non siete sicuri di capire il perché e il percome di tutto ? e non sono sicuro di riuscirci io stesso ? lasciatevi andare…»
Titolo originale: Palindromes
Nazione: U.S.A.
Anno: 2004
Genere: Drammatico
Durata: 100′
Regia: Todd Solondz
Cast: Ellen Barkin, Jennifer Jason Leigh, Stephen Adly Guirgis
Produzione: Mike S. Ryan, Derrick TsengData di uscita: Venezia 2004