Nel cinquantenario della morte dell’autore tedesco, Moni Ovadia e Roberto Andò portano in giro nel teatri italiani un’opera brechtiana “minore”, in parte ancora inedita in Italia, composta da parabole e racconti. Con il sottotitolo “Un’esposizione post-morale”.
Uno spettacolo inaspettatamente brillante e sapientemente originale, pieno e ben ritmato: ovvero ciò che si può definire intrattenimento puro, ma puntellato culturalmente e moralmente. L’opera di Brecht a cui si ispira, Storie del signor Keuner (in originale Geschichten vom Herrn Keuner, nome che in tedesco suona molto simile a “Keiner”, cioè “Nessuno”), una serie di prose brevi redatte a partire dal 1935 e in cui si indaga la condizione dell’uomo smarrito in un’epoca di perdita di valori, viene presentato allo spettatore in taglio cabarettistico e con tocco modernamente europeo, in un miscuglio di lingue diverse, coreografie, canzoni e video.
Il signor K. parla da uno schermo posto al di sopra del palcoscenico, attraverso la voce di personaggi noti e contemporanei (Alessandro Bergonzoni, Massimo Cacciari, Gherardo Colombo, Philippe Daverio, Daniele Del Giudice, Oliviero Diliberto, Dario Fo, Arnoldo Foà, Don Gallo, Claudio Magris, Michele Michelino, Milva, Eva Robins, Sergio Romano, Roberto Scarpinato, Gino Strada, Annamaria Testa) che leggono brani dell’opera (a volte in lingua originale). I loro interventi sono accompagnati da accostamenti provocatori di immagini, da Cristo ai campi di concentramento, da Riina a Falcone e Borsellino, da Che Guevara ad Andreotti, alla Fallaci.
Il signor K. è diverso dai soliti eroi brechtiani: è un esule in sè che vive una condizione di estraneità rispetto alla realtà e conserva un sottile distacco dalle cose; facile quindi scivolare nel repertorio kafkiano. Tuttavia ciò che maggiormente colpisce di questa rappresentazione, in bilico tra passato e presente, è la resa scenica. È difficile da raccontare, proprio perché agisce su vari livelli e mescola generi diversi: c’è la cantante alla Marlene Dietrich; il ballerino panciuto inaspettatamente aggraziato; i musicisti della Moni Ovadia Stage Orchestra, travestiti da donna; il vecchio saggio; lo stesso Ovadia, nel ruolo del curatore di una mostra che espone reperti perduti del Novecento; un attore manichino e un mafioso russo appassionato d’arte. E più di una volta gli interpreti scendono in sala e si mescolano al pubblico, diventando essi stessi spettatori.
Ovadia termina lo spettacolo ricordando che c’è una nuova inquietante proposta da New York, di introdurre la pubblicità in teatro. «Darei trenta anni di galera per direttissima a chi ha avuto questa idea!». Tutti d’accordo.
10 – 21 gennaio 2007 | Teatro Mercadante
Nuova Scena – Arena del Sole – Teatro Stabile di Bologna – Emilia Romagna Teatro Fondazione in collaborazione con Mittelfest 2006
Le storie del signor Keuner
di Bertolt Brecht
traduzione Roberto Menin
uno spettacolo di Roberto Andò e Moni Ovadia
scene Gianni Carluccio
luci Gigi Saccomandi
costumi Elisa Savi
suono Mauro Pagiaro
coordinamento musicale Emilio Vallorani
con Moni Ovadia, Lee Colbert, Roman Sivulak, Maxim Shamkov, Ivo Bucciarelli e la Moni Ovadia Stage Orchestra: Luca Garlaschelli (contrabbasso), Janos Hasur (violino), Massimo Marcer (trombe), Albert Mihai (fisarmonica), Vincenzo Pasquariello (pianoforte), Paolo Rocca (clarinetto), Marian Ŝerban (cymbalon), Emilio Vallorani (flauti/percussioni)
foto Raffaella Cavalieri (Iguana Press)