E’ oramai consolidato che il litterato vicentino Vitalino Travisan segue i passi dell’insigne Thomas Bernhard per il quale nutre una fedele idolatria quasi smodata. Bernhard schivo e ossessivo scrittore e drammaturgo, un’icona della letteratura austriaca del dopoguerra che amava la sua terra e i suoi abitanti, tanto quanto li trovava abietti. Thomas Bernhard era anche poeta e musicologo
Trevisan scrittore e batterista, ora sceneggiatore con la partecipazione alla scrittura di Primo Amore di Garrone e protagonista dello stesso, lo segue e lo copia tanto da mostrarsi maniacalmente tormentato quanto il suo idolo e forse esacerbandone lo stile. Bernhard nella sua Austria, Trevisan nel suo nord-est Italia. Gli Shorts sono pensieri simili in epoche diverse in cui l’umanità continua a snaturare l’ambiente (Cedro e Magnolie) per il proprio desiderio di possesso (Da chi e da che cosa) alla difficoltà e incapacità di sostenere rapporti interpersonali (Stars),; alla sublimazione di quelle piccole e grandi gioie che spesso dimentichiamo (Prestoprestissimo.
Shorts non ha introduzione prolissa ma una citazione di Soren Kierkegaard: “Come dunque, secondo la dottrina di buon senso sociale, in una certa misura si varia il terreno…, si deve anche, in tale modo, costantemente variare se stessi”. Assurdità dell’esistenza.
Nella quarta copertina possiamo apprendere facilmente il significato di Shorts: ” mini filmati anni quaranta (jazz&blues) predecessori dei videoclip”. In questi brevissimi racconti noterete spesso citare esplicitamente Berhard o alluderne e se non a lui ritroviamo S.Beckett.
Non fosse per la concisione del racconto supporrei che l’indigeno bernhardiano abbia anche preso spunto dal suo guru per la trama dello Short “Pianista” – in cui narra l’accanimento di un giovane pianista-jazz italiano, che non ha uno stile suo, un metronomo meccanico. Suona come Bill Evans in un primo momento, come Chick Corea in un secondo… – Da “Il soccombente” in cui Bernhard descrive tre pianisti, due come promettenti, il terzo è Glenn Gould. Quindi suppongo.
In questi racconti corti troverete diversi legami con il nume austriaco, forse più velati ma pur sempre correlati alle ossessioni maniache e contrapposizioni di entrambi: “La città Brema in Fauci che scrisse nel 1995, esattamente 30 anni dopo che T. Bernhard vinse il suo primo riconoscimento letterario di rilievo e di Brema e il suo cambiamento e decadimento (?) socio-culturale. E un nome, Peter, come il fratello di T. Bernhard che lo accudì nel suo ultimo periodo di vita”. Trevisan ha da sempre passione per gli autori succitati, infatti, nel 2002 compose Standards vol. 1 edito Sironi, in cui reinventò celebri scritti di S. Kierkegaard, T. Bernhard, C. Dickens e S. Beckett e lo fece per confermare il dilemma esistenza – uomo – lettura – letteratura. Riconducendo sempre il connubio uomo-ambiente che ritroviamo in “Quindicimila passi” in cui descrive la campagna vicentina come una campagna snaturata, deformandone gli abitanti poco consci di ciò che gli accade.
Buona lettura!
Einaudi tascabili 2004