The Housemaid di Im Sang-Soo, considerato tra i più raffinati dell’ultima generazione di cineasti coreani, è il remake dell’omonimo film di Kim-Ki-young del 1960, reputato ancora oggi in patria un caposaldo della cinematografia.
Presentato nel 2010 a Cannes, il film ha come protagonista Jeon Do-youn (Palma d’oro nel 2007) nella parte di Eun-yi, una giovane divorziata, che vive in una stanza in affitto con un’amica e che viene assunta come aiuto-governante presso la lussuosissima dimora di una ricca famiglia borghese, perché il padrone di casa Hoon-Goh e sua moglie Hera, che hanno già una figlia, stanno per diventare genitori di una coppia di gemelli. Hoon-Goh, uomo potente ed arrogante, seduce Eun-yi che, intimorita ed al tempo stesso affascinata dalla sua figura, non gli oppone resistenza; ma quando si accorgerà di aspettare un figlio da lui, cadrà vittima degli intrighi della malvagia suocera di Hoon e della vecchia ed ambigua governante Byung-shik, che faranno di tutto per liberarsi del pericolo che lei incarna.
Film melodrammatico, più che thriller erotico, The Housemaid è una storia di soprusi, umiliazioni ed ambiguità che a Cannes ha diviso la critica tra coloro che lo hanno considerato “un gioiello degno dell’originale”, ed altri che ne hanno criticato “lo stile aulico e fintissimo” e la “crudeltà totale, astratta” dei personaggi. C’è da dire che la perfezione stilistica, quasi maniacale, rende il film distante e poco emozionante; tuttavia, se lo si osserva dal lato delle differenze con la versione originale, risulta coraggioso il restyling della sceneggiatura operato da Im Sang-Soo, che ne ha fatto uno specchio dell’evoluzione della società coreana negli oltre cinquant’anni trascorsi dalla pellicola di Kim-Ki-young.
Il regista ha innanzitutto ribaltato l’ottica della narrazione, dalla potente figura di Hoon-Goh a quella dimessa di Eun-yi, rendendo così più sfuocato il ruolo egocentrico e patriarcale dell’unica figura maschile, quasi ridicolizzandone il machismo orientale e spostando conseguentemente l’attenzione sulle donne lavoratrici. Questa operazione, se da un lato ci trasmette un quadro del mondo femminile coreano forte e libero, in grado di reagire ai soprusi ed alle umiliazioni (Eun-yi: “Anche se sono insignificante, devo fare qualcosa”), anche grazie al ruolo di seduzione affidato al lusso sfrenato più che all’avvenenza della protagonista, di contrasto ha reso marcatamente ossessivo il tema della contrapposizione di classe tra i nuovi ricchi, che vivono isolati all’interno dei loro rifugi dorati, ed il resto della popolazione drammaticamente indigente. Inoltre, nonostante l’inquietante significato trasversale che sin dal prologo viene dato al gesto del suicidio, visto come desiderio di vendetta nei confronti di chi rimane perché diviene immagine indelebile nelle menti più sensibili ed innocenti, esso risulta essere poca cosa per dare alla pellicola la spinta giusta che ci saremmo aspettati.
Titolo originale: Hanyo
Nazione: Corea del Sud
Anno: 2010
Genere: Thriller
Durata: 107′
Regia: Im Sang-soo
Sito ufficiale: www.housemaid.co.kr
Cast: Jeon Do-yeon, Jung-Jae Lee
Produzione: Mirovision
Distribuzione: Fandango Distribuzione
Data di uscita: Cannes 2010
29 Aprile 2011 (cinema)