Periodo impegnativo per una delle scrittrici italiane più vendute: Alessia Gazzola è in libreria con il suo ultimo romanzo, Il Ladro Gentiluomo (Longanesi), ottava avventura per la dottoressa Alice Allevi, medico legale tanto intuitivo quanto maldestro; e come se questo non fosse già impegnativo, è appena iniziata su Rai1 la seconda stagione della serie tratta proprio dai suoi libri, con protagonisti Alessandra Mastronardi e Lino Guanciale. Per l’occasione ci siamo trovati davanti a un tavolo imbandito per la colazione a fare due chiacchiere con Alessia Gazzola sul nuovo romanzo, sulla sua esperienza da sceneggiatrice e… sul futuro prossimo, suo e di Alice! Eh si perché se avete già letto i ringraziamenti finali che Alessia Gazzola ha scritto alla fine de Il ladro gentiluomo, saprete che Alice Allevi saluta i suoi lettori per un po’ di tempo!
“Credo sia un gesto di rispetto per questi personaggi. Al momento non ho altro da dire su Alice, che per me è un personaggio molto importante. Dopo che ho scritto Non è la fine del mondo (ed. Feltrinelli) mi sono sentita rassicurata perché ho capito che sono in grado di fare altro. Insomma ho preso coraggio. Ho superato la paura di restare intrappolata, di non essere più libera. E’ il momento giusto. Ho bisogno di nuovi progetti, ho tante idee e una nuova protagonista in mente… che sì, potrebbe dar vita a una serie di romanzi a lei dedicati“.
E comunque c’è una serie televisiva che riscuote un ottimo successo e che vede Alessia Gazzola nelle vesti di sceneggiatrice… “Sì, ma sono una sceneggiatrice solo parzialmente, mi occupo soprattutto di correzioni. Supervisiono. Controllo i dialoghi. Ad esempio se c’è una parola, un termine che Alice non userebbe, ecco, lo correggo. Mentre i voice over in linea di massima li scrivo io: gli sceneggiatori hanno lasciato a me questo compito. Comunque ho imparato tanto: dalla costruzione del ritmo al lavoro di squadra. Quello dello scrittore è un lavoro in solitaria“. Ma com’è vedere i tuoi personaggi “in carne e ossa?” “Molto divertente!!! Vedo i miei personaggi fare cose che mai avrei immaginato. E devo dire che Alessandra Mastronardi è perfetta per la parte, è Alice, ha poi lavorato molto per esserle fedele. Mentre devo dire che il personaggio di Claudio Conforti è stato nobilitato da Lino Guanciale. Lui mi ha fatto intravedere altre possibilità di questo uomo cinico. Regista e sceneggiatori poi gli hanno dato un cuore che io non gli avevo dato!”
Nel nuovo romanzo Alice Allevi viene mandata, o meglio spedita, secondo lei esiliata, presso l’Istituto di Medicina Legale di Domodossola. Qui si troverà a indagare, perché è proprio nel suo dna, su un preziosissimo diamante rosa scomparso e poi ritrovato. E non mancherà anche un omicidio. Nel frattempo continua, tra alti e molti bassi la sua storia d’amore con il dottor Conforti… “Di solito impiego una decida di mesi per scrivere un romanzo. Parto dalle ricerche, poi c’è la stesura, le modifiche, l’elaborazione… Per ogni libro sono partita da un’intuizione“. E come mai proprio Domodossola? “Ero indecisa tra Domodossola e Belluno… Avevo bisogno di una città fredda, di provincia. Anche perché Alice è in punizione, viene mandata lì dalla terribile dottoressa “Wally”. Poi ho scelto Domodossola perché quando si gioca a nomi di città, cose animali,… città con la d è sempre Domodossola, che Alice declina con disperazione. All’inizio sta male, ma io le ho dato punti di riferimento, le ho creato una dimensione in cui rendersi conto che se stai bene con te stesso poi apprezzi e scopri piccoli centri di provincia. Insomma trovi il tuo equilibrio. Quando io mi sono trasferita dalla Sicilia a Verona, che è un città stupenda, i primi tempi non sono stati per nulla facili. Era autunno inoltrato, io arrivavo dal sole di Messina e mi sono trovata nel freddo di una città del nord”.
Qual è l’episodio di Alice Allevi a cui sei più affezionata? “Un segreto non è per sempre. E’ stato il meno fortunato della serie. Non è mai in ristampa. E’ il mio preferito per via della storia. Secondo me è il migliore che ho scritto. Mentre credo che se scrivessi oggi Le ossa della principessa lo renderei migliore di quello che è. Perché sono diversa come persona. Insomma ho iniziato a scrivere le storie di Alice Allevi nel 2008. Sono cambiata come donna. Mi sono sposata, ho avuto due figlie. Ho anche cambiato genere di letture rispetto a quando avevo 26 anni. E credo che Alice ne abbia risentito in meglio di questo mio cambiamento. Anche perché leggere è la prima scuola di scrittura“.