La ballad di Ennio Morricone cantata da Joan Baez nel film di Giuliano Montaldo Sacco e Vanzetti, assurta negli anni ‘70 a inno di protesta contro la violazione dei diritti umani, è oggi al centro dell’ultima campagna di Amnesty International, dedicata a tutti i Sacco e Vanzetti di oggi.
E’ Roberto Saviano a rivolgere un invito a far sentire la propria voce tornando a cantare “Here’s to you”, per mostrare che la lotta alle ingiustizie non è finita e che tutti i Sacco e Vanzetti di oggi non sono soli. L’appello dello scrittore, che denuncia da anni le violenza dello stato e del crimine organizzato, vivendo da 10 anni sotto scorta, riecheggia nel silenzio governativo di questi giorni cruciali per lo sviluppo dell’affaire Regeni: è stato arrestato Ahmad Abdullah, il consigliere legale della famiglia Regeni, con accuse infondate e assurde.
La possibilità di registrare o up-loadare un video della propria interpretazione della canzone attraverso il sito herestoyou.it è aperta a tutti sino a maggio ed è già stata accolta da molti. Tra i contributi già visibili quelli dei molti “prigionieri di coscienza”, persone “comuni” i cui diritti sono stati violati e che hanno già ricevuto l’assistenza di Amnesty, di cui diventano testimonial tra i più riconoscenti, e quelli di molte personalità dello spettacolo, desiderosi di veicolare il messaggio della Ong il più lontano possibile: da Ron, a Stefano Accorsi, a Moni Ovadia, ad Ascanio Celestini, a Tullio De Piscopo, Stefano Bollani, a Cristina Zavalloni. Con i contributi raccolti sarà realizzato un unico videoclip da mostrare al mondo per coinvolgere sempre più persone a sostenere Amnesty International e offrire il proprio contributo per la tutela dei diritti umani ovunque essi siano violati.
Sono passati quasi 90 anni dalla morte degli emigrati italiani Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, ingiustamente reclusi e condannati a morte negli Stati Uniti per un delitto mai commesso (in verità: per le loro idee anarchiche e la loro provenienza) e riabilitati solo molti decenni dopo, ma ancora oggi i diritti umani vengono costantemente violati in tutto il mondo, Italia inclusa. E da 50 anni Amnesty lotta strenuamente promuovendo – una su tutte – la propria campagna a favore del riconoscimento del reato di tortura nel codice penale.
“L’individuazione dei Sacco e Vanzetti di oggi non è personale, spiega Savaiano, ma assolutamente condivisa. Si tratta di chi, in democrazie compiute, non sarebbe un eroe e vivrebbe le propria vita in maniera ordinaria. Casi eccezionali si diventa in realtà che necessitano di azioni di rottura per riequilibrare in qualche modo il tipo di informazione che il potere ha bisogno di propagandare. I 43 studenti di Iguala in Messico, desaparecidos da settembre del 2014; Raif Badawi condannato in Arabia Saudita perché Blogger; Liu Xiaobo condannato in Cina per aver chiesto riforme democratiche; Malala Yousafzai vittima di un attentato in Pakistan per aver rivendicato il diritto all’istruzione. E ancora Giulio Regeni torturato e ucciso in Egitto per il suo lavoro di ricerca, Riccardo Magherini, Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi, Giuseppe Uva, Francesco Mastrogiovanni assassinati mentre erano affidati allo stato italiano. Sono queste, in primis, le situazioni a rischio: paesi come il nostro, dove solo in apparenza vige lo stato di diritto ma dove invece i diritti vengono costantemente violati. In Italia il numeri di detenuti in attesa di giudizio nelle carceri è sempre troppo alto. Nicola Cosentino, un politico che ha responsabilità gravissime che ho spesso denunciato, è in carcere da 850 giorni ed è ancora in attesa di giudizio”.