Frida. Donna. Artista. Icona. Martire. Il Messico di Frida. Le contaminazioni delle tradizioni e della terra. Il dolore fisico e degli aborti, l’impegno politico, le guerre, l’America e l’Europa, speranze rivoluzionarie, passioni, sesso, amori eterosessuali e saffici, tradimenti e menzogne.
Giovanni Troilo dirige un documento-film su Frida, prodotto da Ballandi Arts e Nexo Digital, in collaborazione con Sky Arte.
Non è facile raccontare Frida Khalo, la sua energia e la sua passione. Una pittrice tanto tormentata quanto affascinante, che dipingeva la cosa che conosceva meglio: sé stessa.
L’intento di Frida. Viva la Vida è risaltare le due anime di Frida Kahlo (1907-1954): da una parte l’icona, simbolo del femminismo contemporaneo, dall’altra l’artista libera nonostante le costrizioni di un corpo martoriato. Colpita dalla poliomielite a sei anni e vittima di un incidente stradale che la lascerà invalida a diciotto, Frida convisse sempre con dolori atroci che la perseguitarono fino alla morte. Ciononostante, grazie alla sua pittura ma anche ai suoi scritti, al suo modo di vestire, al suo stile inconfondibile, nel corso degli anni la Kahlo è diventata un modello di riferimento capace di influenzare artisti, musicisti, stilisti.
E’ interessante la parte delle testimonianze e gli interventi di esperti e artisti: Hilda Trujillo, che dal 2002 dirige il Museo Frida Kahlo, uno dei tre musei più visitati di Città del Messico; la fotografa messicana Graciela Iturbide; Carlos Phillips, amministratore delegato del Museo FridaKahlo, … per citarne alcuni.
Le interviste fatte ad esperti sulla vita privata e artistica di Frida seguono un fil rouge costituito dalle parole della stessa Frida: lettere, diari e confessioni private.
Nel mezzo ci sono evitabili spicchi autoriali, come la modella che rappresenta l’anima delle due Frida che corre e cammina e si strugge come in un film di Malik e la discutibilissima scelta di Asia Argento come voce narrante, che urta non poco l’orecchio dello spettatore.
La vita e le opere di Frida Kahlo vanno lasciate parlare da sole, senza ghirigori metaforici o retorici.