Jacques Henri Lartigue alla Casa dei Tre Oci

L'invenzione della felicità. Fotografie

Jacques Lartigue era un bambino felice, annotava puntigliosamente in un diario le sue imprese quotidiane, attività che potevano includere tuffi in piscina e corse sul bob a quattro ruote insieme agli amici, e non tralasciava di narrare le avventure dei membri della sua famiglia benestante. Il padre Henri, un banchiere, acquistò a inizio secolo una grande villa a Rouzat, diventata poi luogo ideale per gare ed esperimenti dei giovani Lartigue. Fu proprio Henri a donare al piccolo Jacques la sua prima macchina fotografica, prima di una lunga serie.

Jacques iniziò a fotografare il mondo che lo circondava a sette anni, a dieci anni coltivava la modernità, come del resto tutta la sua famiglia che si dilettava in ogni tipo di sport o attività incline ai gusti del tempo. Mentre gli zii e i cugini sfrecciavano per le stradine di campagna sulle auto dell’epoca o il fratello Zissou (Maurice Lartigue) inventava apparecchi volanti, Jacques li seguiva e documentava questi avvenimenti. Ciò che sorprende è la maturità dello scatto, la perfezione dell’inquadratura di una fotografia realizzata da un bambino, l’istinto del fotografo era già presente mentre Jacques chiedeva al suo entourage di posare saltando per lui.

Lartigue è stato considerato per anni un fotografo amatoriale, lui in primis si definiva pittore, tuttavia alcuni scatti che ha realizzato in diversi momenti della sua vita sono entrati di diritto nella storia della fotografia. Il perché si può capirlo osservando le opere presenti in mostra alla Casa dei Tre Oci che, finalmente aperta dopo l’emergenza sanitaria, diletta il pubblico con la personale “Jacques Henri Lartigue. L’invenzione della felicità”. 120 fotografie, provenienti dagli album del fotografo, creano un percorso lungo stanze e corridoi di questo splendido palazzo della Giudecca. Le immagini, alcune inedite, ritraggono un secolo ricco di avvenimenti, ma attraverso lo sguardo di un artista che ha filtrato la storia catturandone i momenti più felici e leggeri, attraversando due guerre mondiali senza farle realmente vedere.

Nel corso dell’esposizione vediamo Jacques crescere, mantenendo però viva la curiosità del bambino e conservando un’attitudine giocosa e ironica che lo accomuna ad altri grandi artisti con cui è entrato in contatto, come Picasso o Fellini (di cui in mostra sono presenti particolari ritratti). Già qualche anno dopo i primi scatti, complice forse il trasferimento nella nuova residenza vicina al Bois de Boulogne, il giovane oltre al suo interesse per aeroplani, biciclette e auto dimostra una grande passione per le dame della Belle Époque, di cui ci ha trasmesso alcuni incredibili ritratti. Queste immagini sono veri e propri documenti di storia del costume, mostrano signore e signorine dell’alta società mentre passeggiano lungo i viali del parco agghindate con velette, visoni, corsetti, manicotti… alcune figure fuggenti, altre consce della loro presenza e del giovane che spera di catturarne l’immagine. Da qui sembra dunque naturale il futuro lavoro del fotografo nell’ambito della moda, inoltre egli sarà sempre inserito in quel “bel mondo”, rappresentato dai soggiorni in Costa Azzurra, dalle serate di gala a Nizza e Cannes, dove realizzerà delle scenografie per il Casino.

Negli anni Cinquanta l’opera di Lartigue viene diffusa soprattutto dalla stampa cattolica. In queste fotografie, pur individuando l’influenza dell’attività di pittore, notiamo che Lartigue continua a utilizzare alcuni accorgimenti compositivi scoperti nei primi anni di esperienza. Inoltre il tema del movimento rimane una costante della sua produzione, così come l’intrigante presenza di una figura ritratta di spalle, una scelta espressiva di grande efficacia.

L’opera di Lartigue ha ricevuto il riconoscimento internazionale nel 1963 grazie ad una mostra realizzata al MOMA, curata dal direttore del Dipartimento di fotografia John Szarkowski. In questa occasione Richard Avedon rimase così impressionato dal lavoro di Lartigue da proporgli anni dopo una collaborazione per realizzare una sua raccolta di fotografie: “Diary of a Century”, volume presente in mostra.

Szarkowski, nell’introduzione all’esposizione di New York, definiva l’opera di Lartigue una testimonianza di un’epoca e una conquista fotografica, ma forse è il suo amico Ferdinando Scianna, ad individuare lo speciale rapporto tra il fotografo francese e la sua arte, affermando che Jacques Lartigue era un bambino quando anche la fotografia lo era.

Grand prix de l’automobile club de France, detta anche L’automobile deformata, 1913, photograph by Jacques Henri Lartigue, © Ministere de la Culture (France)

Jacques Henri Lartigue. L’invenzione della felicità. Fotografie
Fino al 10 gennaio 2021
Casa dei Tre Oci, Giudecca (fermata vaporetto: Zitelle)
Nei mesi di luglio e agosto si potrà visitare la rassegna dal venerdì alla domenica, dalle 11 alle 19, pagando il solo biglietto ridotto speciale (€ 9,00 anziché 13)

Info: http://treoci.org/it