«Se non fosse colpevole di quell’omicidio, e non riesco a immaginare come sia possibile, sarebbe un tale concorso di circostanze sfortunate da mettere i brividi».

Perfetta introduzione o riassunto del nuovo caso, il sesto, per l’avvocato Guido Guerrieri (Testimone inconsapevole, Ad occhi chiusi, Ragionevoli dubbi, Le perfezioni provvisorie (editi con Sellerio), La regola dell’equilibro (edito, come questo, con Einaudi).

A distanza di 5 anni da La regola dell’equilibro, per chi scrive il più bello, drammatico, intenso dei casi dell’avvocato Guerrieri, Gianrico Carofiglio torna al dibattimento, al puro gusto dell’eloquio.

Cantava Guccini “settembre è il mese dei ripensamenti, sugli anni e sull’età”.
Il settembre di Guerrieri sta durando da tempo. Superati i cinquant’anni, ogni passo è una riflessione sul suo lavoro, sulla sua stanchezza; ogni mossa è un ricordo che pensa al futuro.
Comunque sempre concentrato sul lavoro, accetta un caso all’apparenza perso.
Lo accetta perché a chiederglielo è una sua ex fiamma, Lorenza. Per un po’ hanno camminato insieme, quando lui aveva 25 anni ed era solo un praticamente, lei trentenne idealista combattiva indipendente. Non si vedono da allora. Il figlio di Lorenza, Iacopo, è condannato in primo grado per omicidio. L’avvocato che lo difende è morto. Guerrieri accetta di condurre il processo d’Appello. Tra norme, procedure, colleghi, Annapoaola soprattutto, Guido Guerrieri analizza il passato, lo passa al setaccio con gli occhi di un professionista più che cinquantenne.

Efficace e brillante, la scrittura di Carofiglio si inoltra nel retroterra dell’animo del suo protagonista con garbo e raffinatezza.
Il lettore si lascia cullare dalla bellezza delle parole, dal retrogusto malinconico della “misura del tempo”, allo stesso modo con cui si lascia appassionare dal caso, dalla costruzione della linea difensiva, dai dettagli, come sempre curati, solidi, emozionanti.