Quarant’anni dopo l’indimenticabile e bellissimo «Kramer contro Kramer» e nella giornata internazionale contro la violenza verso le donne, il Torino Film Festival presenta in concorso questo film, che ha attinenza con entrambi gli argomenti.
Nella provincia francese i problemi del lavoro oggi non sono pochi e nemmeno in via di soluzione. Il fascinoso Oliver (Romain Duris), magazziniere e sindacalista, ha dunque il suo bel da fare per garantire ai “suoi” operai condizioni di lavoro umane e accettabili. Perciò, quando arriva a casa, riesce a stento a salutare la bella moglie Claire (Laure Calamy) e i due deliziosi bimbi, Elliot (Basile Grunberger) e Rose (Lena Girard Voss).
Dunque il carico della famiglia e della casa è tutto sulle spalle di Claire, che a un certo punto non ce la fa più. L’ultima fiaba che racconta ai bambini è di una mamma lontana che, affinché i suoi piccoli non la dimentichino, va a trovarli nei sogni. La mattina dopo Claire non c’è più. Solo una cartolina, arrivata qualche giorno dopo, conferma che il suo è un allontanamento volontario, forse solo temporaneo. Le parole affettuose e addolorate della donna sono una gioia per i bimbi ma fiele per Oliver, che si torva a dover gestire una situazione esplosiva. In realtà la madre di Oliver, la sorella e alcuni amici, colleghi e vicini gli danno supporto, ma nessuno osa dar contro a Claire. “Avrei dovuto e voluto fare anch’io così –rimbrotta la madre a Oliver – perché anche tuo padre non era mai a casa. Tu sei uguale a lui, con te non si può parlare…”. Ma quarant’anni fa i tempi non erano maturi perché le donne si prendessero i loro tempi e i loro spazi. Oggi, forse, in certi contesti e a certe condizioni, sì.
Il nuovo ménage domestico diventa a poco a poco routine, dove tutti, figli compresi, si assumono responsabilità “da grandi” (…la piccolissima Rose impara a spalmare la pomata al fratello maggiore, proprio come aveva fatto fino ad allora la mamma…): lo choc ha dato a tutti un’occasione per crescere e, così pare, riconoscere finalmente l’importanza del ruolo e del lavoro della mamma.
Sembra troppo bello per essere vero, che non ci sia nessuna recriminazione contro di lei: Olivier lo ammette, anche con i figli, che la colpa è di lui, che non ha avuto la giusta attenzione per la moglie.
Non sappiamo se la mamma tornerà: ma quello che è certo è che la sua partenza, pur dopo l’iniziale sconquasso, alla fine ha fatto bene alla famiglia e questa scoperta non è certo da poco: anzi, è un vera rivoluzione: una donna, una mamma, che pensa a sé stessa non è più una strega cattiva da mandare al rogo, ma una persona da rispettare e da amare comunque.
Un film forse non artisticamente perfetto ma potente dal punto di vista psicologico e sociale, con una validissima interpretazione dell’ormai affermato e applaudito Romain Duris e dei due straordinari bambini. Anche il ruolo della zia Betty (Laetitia Dosch), è convincente e davvero molto commovente.
Il quarantenne regista belga Guillaume Senez è di nuovo attento e impegnato con temi sociali importanti: con “Keeper” il suo film d’esordio nel lungometraggio, aveva ottenuto molti riconoscimenti, tra i quali il premio della giuria per il miglior film al Torino Film Festival nel 2015.
Nos Batailles ha meritato il Premio Cipputi– Miglior film sul mondo del lavoro, al Torino Film Festival 2018, con la seguente motivazione: “… Un toccante dramma sociale che con grande umanità parla di lavoro e famiglia, di lotte sindacali e paternità. Il tutto in un contesto che suggerisce e ci ricorda che il lavoro, oggi come un tempo ha delle forti ripercussioni sulla famiglia e il nostro vivere quotidiano”.
Ha anche ottenuto il premio del pubblico, ex-aequo con Den Skyldige / The Guilty di Gustav Möller (Danimarca) https://www.nonsolocinema.com/den-skyldige-the-guilty-di-gustav-moller.html
Il film sarà nelle sale italiane da aprile 2019.