Una commedia agrodolce, leggera ma non sciocca, che si pone in modo gaiamente lieve su temi pesanti e drammaticamente attuali come l’omofobia e il razzismo. Li tratta senza prenderli di punta, senza proclami né battaglie, bensì con un ottimismo intelligente e non banale.
Sean, un “bel figo ” (in spanglish “papi chulo” appunto) dagli occhioni blu, che presenta le previsioni del tempo in tv, non riesce a rassegarsi di essere rimasto single: ha uno scoppio di pianto in diretta tv e gli rifilano alcuni giorni di ferie forzate, per riprendersi. L’inattività gli da il tempo di riorganizzare la vita, a cominciare da una ripulita al terrazzo della sua casa con spettacolare vista su Los Angeles. Per questo lavoro Sean assolda uno dei tanti messicani che ogni mattina a Los Angeles si offrono come mando d’opera: sceglie per caso un certo Ernesto, un ometto anziano, basso e grassoccio, dalla faccia buona ma non stupida. Ma soprattutto… eterosessuale, sposato, padre di cinque figli e già nonno.
I due sono proprio su lati opposti della barricata e fanno conversazioni quasi grottesche, perché l’uno ignora – o quasi – la lingua dell’altro.
Eppure, dopo rocambolesche e tragicomiche situazioni, i due finiscono per comprendersi e per aiutarsi davvero a vicenda, con stima, rispetto e amicizia.
Se il finale del film è positivo e ottimista, non così sono purtroppo le vicenda reali, tante e continue, affini a questa, negli Stati Uniti e non solo, che di finali positivi non ne vedono proprio, né ora né in prospettiva.
Bravi gli interpreti, espressivi e intensi. Il quarantaseienne regista irlandese John Butler, già affermatosi con cortometraggi e film per la tv negli USA, con Papi Chulo è al suo terzo lungometraggio di finzione.