In netto anticipo sulla sua 34° edizione, il Concorso Pianistico Nazionale Premio Venezia fa già parlare di sé registrando un sensibile aumento nel numero di partecipanti. Se per lo scorso anno si parlava di 66 musicisti iscritti al di sotto dei 27 anni, quest’anno il Concorso raccoglie 64 richieste di adesione, tracciando un andamento in continua crescita se si tiene in considerazione che le iscrizioni sono ora limitate agli under24.

Dedicato originariamente ai pianisti della regione Veneto, dalla sua seconda edizione il Premio Venezia si è aperto al Triveneto, raggiungendo ben presto risonanza nazionale. Al Concorso possono infatti accedere, su invito del Teatro La Fenice, i migliori diplomati dell’anno di tutti i Conservatori d’Italia.

Contrariamente a quanto si è abituati a pensare in ambito musicale e di politiche culturali nel nostro paese, la notizia sembrerebbe dunque offrire una luce rassicurante a questo scenario oltre che al prestigio del Premio, documentato da un lungo elenco di artisti di chiara fama internazionale che abitano il sontuoso albo d’oro: da Maurizio Baglini a Giuseppe Andaloro, da Giuseppe Albanese a Leonora Armellini, senza tralasciare Alessandro Taverna e Beatrice Rana tra i più celebri titolari del Premio speciale intitolato ad Alfredo Casella.

Va tuttavia osservato quanto la capacità di rinnovarsi nel tempo di un concorso musicale, così vincolato all’attività dei Conservatori italiani, sia dovuto anche in parte al peso che la riforma scolastica ha esercitato su questi ultimi. Se la partecipazione dei diplomati del cosiddetto Vecchio ordinamento era riservata ai musicisti capaci di raggiungere una votazione pari o superiore ai 10/10, per i candidati freschi di Diploma Accademico di Primo livello sarà sufficiente posizionarsi tra il 105 e il 110/110. Voto del tutto rispettabile e capace di garantire il raggiungimento dei requisiti utili ad affrontare una carriera professionale del tutto dignitosa. Va inoltre osservato che il voto finale dei musicisti del Nuovo ordinamento si basa sulla media di tutte, e sono tante, le discipline considerate complementari. Vale a dire che se un iscritto al corso di pianoforte di un Conservatorio italiano raggiunge il massimo dei voti in tutte le materie, alla prova finale potrà presentarsi con un voto sufficientemente alto per ambire a conquistare un’ottima votazione finale pur non avendo particolari doti tecnico-musicali.

L’abbassamento del limite d’età attuato quest’anno dal Premio Venezia potrebbe dunque evidenziare una corsa ai ripari del Concorso pianistico di fronte a una tale presa di coscienza, pur di garantire l’eccellente livello musicale conquistato negli anni. L’alto numero di partecipanti, invece, potrebbe essere una prima conseguenza della trasformazione dei Conservatori italiani, da Accademia di alto perfezionamento musicale a Università.

Si confida dunque ancor di più nell’arduo lavoro della Giuria tecnica, quest’anno presieduta da Pierangelo Conte, Francesco Libetta, Andrea Lucchesini, Vittorio Montalti, Carla Moreni e Paolo Petazzi, affinché il Concorso continui a rappresentare, con i suoi innumerevoli premi e possibilità di concerti, un esempio di eccellenza culturale nel nostro paese.