Selon Joy è il film presentato dalla regista francese Camille Lugan alle Giornate degli autori all’81. Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia.

Dopo l’abbandono da parte dei genitori Joy cresce in chiesa, ne esce e vaga per la cittadina solo quando è alla ricerca di senzatetto da poter aiutare. Fin dalla più tenera età vive e respira l’aria della religione ortodossa e, inevitabilmente, sviluppa una forte fede che l’accompagna nelle sue tranquille giornate. Almeno fino a quando Andriy non viene picchiato davanti a lei nella sua stessa chiesa: da questo momento in poi la ragazza viene travolta dal vortice della vita di Andriy fino a sfociare nella tragedia.

L’elemento che permea la pellicola in ogni suo aspetto è la fede o, come più spesso viene chiamata all’interno dell’opera stessa, la grazia: Joy viene allevata in un ambiente che osanna una certa purezza, che risalta come fosse un chiaroscuro contro il sudiciume della città industriale in cui è ubicata. La protagonista stessa tenta di esportarla in qualche modo a coloro che lottano quotidianamente per la propria sopravvivenza.

Eppure Joy viene ugualmente attratta e risucchiata dall’anti-purezza, da una rete di spaccio capitanata da Mater, agli antipodi rispetto a ciò che persegue da quando ne ha memoria. Tutto ciò a causa di Andriy, o meglio, dell’infatuazione nata che ha avuto il merito di trasportarla al di fuori di quei luoghi, sì, luminosi ed intonsi, ma soprattutto artefatti rispetto la realtà circostante e che, in cambio, l’ha condotta in un gorgo fuori dal suo controllo.