“Se mi proibisci il cellulare, mio padre ti gonfia di botte”: parole che dalla bocca di un bimbo delle elementari sono il colpo di grazia per Michele Cortese (Antonio Albanese), maestro lombardo a Roma, che si arrende davanti all’evidenza di non poter più insegnare nulla. Così, appena la sua richiesta di trasferimento per una scuola di montagna è accettata, lui ci va subito, felice di ricominciare proprio in uno di quei posti disagiati dai quali tutti gli insegnanti vorrebbero subito scappare.
All’inizio è l’incontro difficile con una bufera di neve tremenda. Ma in soccorso del nuovo maestro con l’auto in panne nel bel mezzo del del Parco nazionale d’Abruzzo, arriva subito la vice preside della scuola, l’energica e volitiva Agnese (Virginia Raffaele), che è si dedica alla scuola e agli allievi con tutta l’anima. Appena entrato nell’edificio scolastico dedicato a Cesidio Gentile detto Jurico, poeta contadino, in una sequela di comiche gaffe e incomprensioni, Michele scopre subito la differenza tra i bambini che ha lasciato e questi, sette di tutte le età in una pluriclasse elementare: svegli, consapevoli, capaci, concreti e genuini.
A poco a poco tutto si appiana, perché “la montagna lo fa” e il nuovo maestro si fa amare per la sua generosità, capacità e dedizione. Compie persino un eroico salvataggio.
Ma qualcuno rema contro la scuola: è la burocrazia, che impone un numero minimo di allievi per tenere aperta una scuola, disonestamente aiutata dal preside del capoluogo, interessato a far sparire quel piccolo, fastidioso presidio di cultura in montagna.
La parte migliore del film è la rappresentazione di quello sforzo collettivo, fatto d tantissima generosità e di un bel po’ di astuzia, messo in atto da tutto il paesino per salvare la loro scuola e, con essa, la vita e il futuro del paese stesso. È una visione di quell’Italia migliore, quella che lavora per salvare la bellezza del territorio e la ricchezza di tradizioni antiche, per custodire e diffondere sapienze antiche con una veste nuova.
Questa commedia è bella e commovente, fa ridere e riflettere, infonde energia e ottimismo, indigna e inorgoglisce. Il regista Riccardo Milani (Benvenuto Presidente! 2013; Scusate se esisto! 2014; Come un gatto in tangenziale, 2017; Ma cosa ci dice il cervello, 2019; Corro da te, 2022; Grazie ragazzi, 2023; solo per citare alcuni dei suoi più noti film) sembra aver idealmente completato il messaggio del film “C’è ancora domani” di sua moglie Paola Cortellesi: in questo Bel Paese, dove talvolta sembra che tutto sia finito e perduto, quando anche la speranza sembra morta, alla fine viene fuori lo scatto d’orgoglio delle persone, qui ben guidate dai due ottimi maestri, per trasformare una sciagura in un’occasione di riscatto, di crescita e di miglioramento.
Speriamo che accada ancora e sempre così.
Va segnalato che gli altri protagonisti non sono attori professionisti bensì cittadini di Pescasseroli e sono tutti bravissimi e il film è una magnifica guida turistica verso luoghi di una bellezza struggente e antica ma non adeguatamente considerati per il valore naturale, storico, culturale e umano che rappresentano.