Sull’isola immaginaria di Rosas nel Mediterraneo, forse verso la penisola iberica dove “Hola! Shalom! Salaam!” sono i saluti, circa in epoca medievale o giù di lì, un monarca/stregone chiamato Magnifico si fa “donare” i desideri dal suo popolo, che li dimentica nel momento stesso in cui li consegna, dietro la promessa che un giorno li esaudirà. In realtà lo fa, ma realizza solo quei desideri che lui ritiene innocui per il suo regno.
Quando l’adolescente Asha, in lizza per ottenere un posto come assistente di Magnifico, scopre l’arcano e crudele gioco del re, decide di liberare i desideri per restituirli ai legittimi proprietari. La determinazione di Asha è così potente che evoca dal cielo la stellina dei desideri, che aiuterà la giovane nella sua missione.
Wish è il film-musical del centenario del giorno in cui i fratelli Walt e Roy Disney fondarono la fabbrica delle fiabe.
Qualche tempo fa sulla piattaforma Disney+ è uscito il delizioso, tenero, divertente fino a essere commovente cortometraggio Once upon a studio per celebrare questo importante traguardo. Poteva bastare quello. E invece…
Diretto da Chris Buck (Frozen –Il regno dighiaccio e Frozen 2 –Il segreto di Arendelle) e dal regista esordiente Fawn Veerasunthorn (head of story di Raya e l’ultimo drago), scritto da Buck, Jennifer Lee e Allison Moore con con sette canzoni (ahinoi nessuna memorabile!) scritte dalla cantautrice nominata ai Grammy® Julia Michaels e dal produttore/autore/musicista premiato con il Grammy Benjamin Rice, Wish – 62° film Disney – ha tutte le carte in regola della moderna animazione d’avanguardia su questo nessuno può dire ma. Il team Disney ha utilizzato il sistema di disegno digitale chiamato Meander, vincitore del premio Academy Sci-Tech che dà quell’effetto acquarello su personaggi tridimensionali.
Quello che colpisce di più, dopo essersi fatti spazio tra le tante lunghe canzoni “spiegone”, è che questa fiaba racchiude un messaggio forse addirittura il più politico mai lanciato da Disney: fate attenzione a chi affidate i vostri desideri, il vostro futuro, non cedete a nessuno la vostra libertà.
Per il resto è una fiaba molto classica, troppo canterina, a tratti noiosetta (soprattutto nei risvolti centrali) che attinge a piene mani a tutto il catalogo disneyano, anche qui – come da tradizione di questi anni – non c’è di nuovo nessun principe azzurro, ma un’eroina testarda che si salva e salva il suo popolo da sola.
Negli ultimi tempi, Disney-Pixar ha sfornato un film all’anno con alcune scelte di distribuzione, almeno qui in Italia, discutibilissime (parliamo di uscite solo sulla piattaforma e non nei Cinema, non abbiamo ancora digerito che Luca solo da noi sia stato gettato su Disney+). Dal meraviglioso Encanto all’insopportabile Strange World, dal commovente Raya e l’ultimo drago a continui e inutili live-action e sequel e altre avventure di Frozen dove manca (in questi ultimi 3 esempi) la magia e la meraviglia. Forse sarebbe arrivato quel tempo necessario di sedersi intorno a un tavolo per ritrovare proprio quella magia e meraviglia, e se questo dovesse significare fare uscire un film ogni due o tre anni, noi saremmo disposti ad aspettare.