NORDEST, di Massimo Carlotto e Marco Videtta

Un graffio noir alla maschera d'ingenuità del Nord-Est

In “Nordest”, l’ultimo lavoro di Massimo Carlotto scritto a quattro mani con Marco Videtta, le tenebre del noir prendono forma di nebbia. Una nebbia fitta che d’inverno trasforma, metaforicamente ma non solo, le località di questo non precisato lembo di pianura padana in piccole isole, in cui le persone vivono con unico orizzonte obbligato: quello della propria cittadina, in cui esibire gli “schei” e far valere il potere della propria famiglia.

Questo il quadro, a tinte fosche, tratteggiato da Carlotto e Videtta nelle duecento pagine di “Nordest”. La narrazione si svolge nell’attuale periodo di crisi economica, che porta l’area al ripensamento del proprio modello di sviluppo e molte aziende a delocalizzare in Cina o nei paesi dell’Est, con l’unico scopo di recuperare la competitività perduta e ottenere enormi guadagni, senza il problema di sindacati troppo combattivi o di legislazioni ambientali troppo restrittive. Il tema centrale, però, è l’eterna questione del rapporto tra padri e figli. Un problema chiave nel Nord-Est alle prese con il primo grande passaggio generazionale, quello dai padri che hanno costruito spesso dal nulla le migliaia di piccole imprese dell’area, ai figli, che hanno studiato all’università e che, assai lontani dalla cultura dei genitori, non sempre sono in grado di assumere il peso delle responsabilità sulle proprie spalle.

“Nordest”, dopo un cupo prologo introduttivo, inizia raccontando l’omicidio, avvenuto immediatamente dopo un rapporto sessuale, di una giovane e promettente avvocatessa che a breve avrebbe dovuto sposare Francesco, il figlio del titolare dello studio legale per il quale lavorava. Le indagini di Francesco, anche lui giovane avvocato destinato a una brillante carriera, lo porteranno a confrontarsi con il mondo del padre e a scoprirne gli aspetti più oscuri: traffici illeciti, affarismo spietato, depravazione morale. Fino ad allora cosciente solo della facciata di benessere e operosità, il giovane protagonista affronta un percorso di esplorazione, nel tentativo di conoscere il nome l’assassino della promessa sposa, che lo porterà a una profonda trasformazione delle proprie convinzioni.

Nonostante sia piuttosto facile indovinare l’assassino già dopo poche pagine, la scrittura di Carlotto e Videtta trascina il lettore fino in fondo al libro, in un ambiente claustrofobico ma intrigante, tra interessanti digressioni sulle principali questioni al centro delle cronache locali dell’area.

Un romanzo, questo, che lascia l’impressione di uno sfregio, di un gesto liberatorio dei due autori ai danni della maschera di laboriosità e ingenuità troppo facilmente indossata dalla società del Nord-Est.

Nordest, di Massimo Carlotto e Marco videtta, Edizioni e/o, Roma, 2005, 201 pp.