Orizzonti
Con una videocamera HD a mano, il regista Huang Wenhai, realizza un documentario sull’ “altra Cina”: quella vissuta da “creature politiche”, che lottano per ottenere diritti umani fondamentali e inviolabili, libertà e democrazia, che a loro spettano, ma non hanno. Wenhai ha lavorato come giornalista, sceneggiatore e direttore dei canali televisivi nazionali. dal 2001 è un produttore indipendente (Wo Men è stato realizzato dalla sua casa di produzione).
Il suo lungometraggio fiction Suburbs of Beijing (2002) ha preso parte al New China Movie Show di Los Angeles, ed è stato selezionato come uno dei dieci film più importanti (non-publicity part) del mondo. Il documentario Blatant Dust ha vinto il premio George Berger al Marseilles International Film Festival del 2005; l’anno seguente ha conquistato il Grand Prize al Festival Internazionale del Cinema Documentario Cinéma du réel con Dream Walking.
Presenta nella sezione Orizzonti della 65 Mostra del Cinema di Venezia un’opera, Wo Men, sulla vita in Cina di tre generazioni, che raccontano il loro vivere con la mancanza di qualsiasi forma di libertà civile, dove la censura è il mostro incombente contro cui si combatte, l’illegalità è lo spettro reale da affrontare.
Il 10 dicembre 1948, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò e proclamò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Wo Men è una denuncia su come i diritti naturali e ribaditi dalla dichiarazione non siano rispettati.
Questo lavoro vuole indagare e mostrare come il divieto di torture, trattamenti e punizione crudeli, inumani o degradanti (art.5) non venga rispettato; così come non trovano applicazione l’articolo 9: nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato e l’articolo 19: ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.
L’intenzione, la motivazione che ha mosso il regista non può che essere nobilmente capita e apprezzata.
Il metodo registico che ha impiegato per comunicare l’assenza di democrazia, che attanaglia, non è di facile fuibilità da parte del pubblico.
I protagonisti ripresi da Wenhai discutono tra di loro del loro passato e di come si stanno adoperando per combattere il sistema. Esprimono le loro idee, le loro tesi politiche, le loro prospettive sul “come potrà essere se…”.
Vivono come in una realtà parallela, dotata di moderne tecnologie, ma tenuti sotto stretta osservazione; parte della rete, internet, è controllata, limitata, censurata. La drammaticità dell’ignoto in cui vivono, la paura pressante di essere portati via, nonchè le testimonianze di chi è stato detenuto in un campo di prigionia senza motivazioni sono espressi, in questo documentario, con emozione; si può solo arrivare a immaginare gli stenti in cui vivono le loro anime. Tuttavia, chi è stato dietro la macchina da presa l’ha fatto troppo silenziosamente.
Wenhai ha peccato, forse, dando troppo per scontato. Le riprese sono eccessivamente casalinghe; chi viene ripreso non comunica allo spettatore, ma crea un contatto solo con il regista che lo intervista o con chi è presente nella stanza. Un’intesa, un rapporto, una partecipazione alla sofferenza si instaura solo tra di loro. Chi li vede e ascolta non riesce a offrire la completa attenzione, per una difficoltà di compartecipazione. L’ascolto c’è, ma manca una comprensione chiara e dinamica.
Titolo originale: Women
Nazione: Cina, Svizzera
Anno: 2008
Genere: Documentario
Durata: 102′
Regia: HUANG WenhaiProduzione: Wenhai Film Studio
Data di uscita: Venezia 2008