100 Wounded Tears: ilanoltre ospita i DOT504 dalla Repubblica Ceca

100 Wounded Tears: il teatro danza prende vita a ritmo di rock

Lo spettatore che esce dal teatro dopo la performance dei DOT504 in 100 Wounded Tears si riconosce subito per quell’espressione un po’ interdetta e smarrita di colui che ha la netta sensazione di aver assistito a qualcosa di unico, di cui tuttavia non afferra il significato ultimo.

Cosa avranno voluto dire con quella scena, perché uno degli interpreti canta con un microfono a forma di tirannosauro, perché accostare a frammenti di pura comicità il gioco perverso della violenza più brutale? Perché?

Certamente, l’intenzione altamente provocatoria dei due giovani coreografi Frucek e Kapetanea risulta perfettamente intelligibile anche per il pubblico più ingenuo. La potenza immaginifica di 100 Wounded Tears è un pugno allo stomaco prima che al cervello e innesca una reazione anzitutto emotiva, non intellettuale, che accomuna il critico più sofisticato allo spettatore più profano. Non importa a chi appartenga l’occhio che guarda, ugualmente esso si troverà a dover gestire un materiale artistico incandescente, a tratti disturbante, davanti al quale è impossibile restare indifferenti.

Sette danzatori(attori) per una cascata di frammenti coreografici(narrativi) che raccontano un universo esistenziale segnato dal disagio, dall’aggressività, ma anche da squarci di tenerezza e sensualità. Ci si commuove o disgusta. Il tutto nell’interazione con una scenografia funzionale, non accessoria, e nella scelta di costumi coloratissimi, che caricano al massimo l’espressività già piuttosto robusta dei ballerini. Senza dubbio, due importanti novità nella danza di oggi, tesa sempre più verso forme di astrazione che lasciano poco spazio alle ragioni dell’impianto scenografico e degli abiti di scena.
Se si riesce, nonostante l’ermeticità di alcuni passaggi, a provare sensazioni tanto vivide, è perché il mondo delirante dei DOT504 non è che una lente di ingrandimento puntata dritta sulle nostre umane ricchezze e miserie. Il nostro piccolo universo privato corrisponde a questa lente come un volto alla propria caricatura.
Scrive bene la giornalista Susannah Radford, quando dice che «i danzatori sono senza paura. Non danzano semplicemente, attaccano la danza; aggiungono fisicità al physical theatre».

Il gruppo, fondato nel 2006 a Praga da Lenka Ottovà e prima compagnia professionale di danza contemporanea della Repubblica Ceca, persegue una sperimentazione feroce, che si spinge ben al di là dei tracciati del balletto moderno, sconfinando con estrema agilità in territori inesplorati. I DOT504 si inseriscono nel solco dei grandi nomi della danza e del teatro d’avanguardia. Dall’esperienza rivoluzionaria del Tanztheatre della compianta Pina Bausch, che anche in Italia introdusse una concezione nuova della danza come danza della vita, e del teatro come teatro totale, fino alle innovazioni performative degli anni 60 targate Judith Malina e Julian Beck, che con il loro Living Theatre spalancarono le porte dell’esperienza teatrale all’imprevedibilità della vita reale, raccogliendo in eredità la riforma attoriale stanislavskijana.
«Non recitare. Agisci. Non imitare la vita. Vivi». Parafrasando i precetti del Living Theatre, di 100 Wounded Tears si potrebbe dire: «non ballare. Vivi»

Qui, i personaggi cantano accompagnati dai ritmi frenetici delle canzoni rock dello slovacco Michal Kaščák, urlano, si corteggiano, si stuprano, lottano. In definitiva, il linguaggio che si sovrappone ai rigidi codici della danza è quello della vita. I ballerini calcano il palco mostrando anzitutto ciò che sono. Persone con una storia, uomini e donne in carne e ossa. Un esperimento riuscito, se l’opera smuove in noi sensazioni così forti da renderci partecipi o, viceversa, da farci distogliere lo sguardo quando lo schifo portato in scena ci fa troppo male e urta la nostra sensibilità di uomini e donne, prima che di spettatori.

100 WOUNDED TEARS
regia e coreografia Jozef Frucek & Linda Kapetanea (RootlessRoot Company)
con Michaela Ottová, Lenka Vágnerová, Pavel Masek, Helena Arenbergerová, Tomás Nepsinsky´, Jaroslav Ondrus e la partecipazione straordinaria di Csongor Kassai
musica Michal Kascák – luci Daniel Tesar – costumi Simona Rybáková – progetto visivo Radek Rytina
produzione DOT504 con il sostegno di Comune di Praga, Ministero della Cultura della Repubblica Ceca, Ponec Theatre & Civic Organisation Tanec Praga, Dance Perfect Studio
durata 70´
Herald Angel Award al Fringe Festival 2009 – Total Theatre Award 2009
www.milanoltre.org