Nel 2073 il mondo è diverso. Tutto ciò che accade ha però le sue radici nel passato. Il nuovo documentario – film di fantascienza del premio Oscar Asif Kapadia – presentato al Festival di Venezia nel 2024 e film di chiusura del Festival CinemAmbiente di Torino – esplora generi diversi, ma al di là dell’angosciante esperienza cinematografica, è un appello ad agire per evitare il disastro totale.
2073, Nuova San Francisco, capitale delle Americhe. Ghost (Samantha Morton) vive disconnessa e isolata dal sistema in un centro commerciale abbandonato. Il mondo è controllato da dittatori, tecnocrati, ultraliberisti e demagoghi. Tutti sono videosorvegliati e monitorati e le persone, semplicemente, scompaiono. La libertà è stata soppressa e probabilmente anche Ghost prima o poi sarà tra i desaparecidos di una città ipercontrollata da droni e videocamere.

Un misto di filmati di archivio che risalgono agli anni Novanta e di finzione narrativa che descrivono le giornate di Ghost – che nel film non parla e la cui voce narrante si alterna alla potente colonna sonora di Antonio Pinto – costruisce tessere di memorie di quel passato che i regimi autoritari vogliono far dimenticare. Ghost ricorda la nonna che leggeva e raccoglieva memorie, “ricevute di quanto stava accadendo” , e che un giorno viene portata via per non tornare, il disastro climatico che ha portato, 36 anni prima, a un evento distruttivo, ma anche al dilagare della violenza e poi della sorveglianza, il declino della democrazia – considerata pericolosa – l’ascesa di nuove forme di fascismo.
Eppure questa non è fantascienza: è il mondo in cui viviamo già oggi: la Terra brucia; fuoco, acqua, tempeste flagellano il mondo. I tecnocrati collaborano con regimi sempre più autoritari, l’uso dell’intelligenza artificiale viene sfruttato per esercitare sempre maggiore controllo sulle persone. La perdita della libertà non avviene all’improvviso: è un pauroso, lento processo.

Tutto questo è già successo prima? Forse sì, ma non in modo così sincronizzato, non in un mondo in cui la tecnologia permette di applicare le stesse regole, nello stesso momento, in tutto il mondo: cambiamento climatico, tecnologia, sorveglianza, politica, manipolazione sociale, autoritarismo ed erosione della democrazia stanno diventando temi centrali della nostra quotidianità. Kapadia li immagina nel 2073, ma il monito è chiaro: i semi del futuro sono già ben piantati, qui e oggi.
Cinque anni per la realizzazione, di cui due per raccogliere migliaia di ore di materiale documentario (notizie, social media, interviste), 2073 – Ultima chiamata cambia i confini del documentario classico e si discosta anche dallo stile asciutto e dai documentari senza interviste della trilogia che ha reso famoso Asif Kapadia: Senna, Amy (per cui ha vinto l’Oscar) e Diego Maradona. L’elemento di finzione, il personaggio di Ghost, nasce per creare un legame emotivo con gli spettatori, per spingerli a indignarsi e a reagire.
Qualcuno ha definito 2073 quasi un horror, definizione con cui anche il regista e produttore Kapadia, che ha scritto la sceneggiatura con Tony Grisoni, in parte concorda: “Può essere considerato un horror perché fa davvero paura, è inquietante perché volevo che spingesse le persone a parlare e condividere le proprie paure e le proprie idee per trovare soluzioni”.
It may not be too late for you, scrive Ghost nel suo messaggio per noi dal futuro, forse non è troppo tardi per voi.
2073 – Ultima Chiamata è un film diverso perché questo mondo è diverso. Non è un film su un futuro distopico ma su un presente già distopico. Quello che Asif Kapadia ha previsto per il 2073 si sta già avverando, ogni giorno, sotto i nostri occhi, troppo distratti o troppo scioccati per reagire.
Guardatelo al cinema, per condividere l’esperienza con gli altri spettatori. E non perdete la inquietante scena post credits.

Il regista Asif Kapadia è stato protagonista della masterclass Il cinema di Asif Kapadia
Titolo Originale: 2073
Regia: Asif Kapadia
Sceneggiatura: Asif Kapadia, Tony Grisoni
Interpreti: Samantha Morton, Naomi Ackie, Hector Hewer – Maria Ressa, Carole Cadwalladr, Rana Ayyub Ben Rhodes, Rahima Mahmut, Silkie Carlo, Cori Crider, George Monbiot, Nina Schick, Chris Smalls, Douglass Rushkof, Carmody Grey, Tristan Harris, James O’Brien, Anne Applebaum, Antony Lowenstein (come se stessi)
Durata: 83 minuti
Distribuzione: Filmclub Distribuzione
Sito ufficiale: https://www.minervapictures.com/film/2073-ultima-chiamata/
Uscita (cinema): Film di chiusura Cinemambiente 2025 – Film Evento dal 16 al 18 giugno