“ANNAPOLIS” DI JUSTIN LIN

Poca originalità per lo spot ai marines

Se avete in mente Richard Gere in “Ufficiale e Gentiluomo”, troverete molti punti in comune con questa pellicola firmata dal taiwanese Justin Lin. La storia del loser che trova la via del riscatto grazie all’ambiente militare, luogo di sani valori e tradizioni, non spicca per originalità. L’ufficiale cattivo che si redime grazie al coraggio mostrato dalla recluta, l’amore che dura tutta la vita, la lezione di vita che solo la caserma può dare. Luoghi comuni, banalità, stereotipi: tutto è ben condensato in questo film che risulta un lungo spot per i militari statunitensi, in crisi da tempo per sondaggi negativi e in cerca di nuove testosteroniche reclute da mandare in guerra.

Il riscatto da una grigia vita schiacciante e opprimente è da sempre uno dei topoi che costellano un certo, vasto cinema statunitense. Un riscatto che premia l’outsider talentuoso che si fa da sé, che mescola una brillante, tarpata carriera con il sudore della fronte, una vuota vita sentimentale con una folgorante bellezza, una ricchezza di virtù che neanche Madre Teresa avrebbe potuto tanto dimostrare. Una vita che cerca una seconda possibilità, che vuole uscire dal guscio dell’anonimato, così frustrante e poco remunerativo. Elementi che caratterizzano solitamente la prima mezz’ora di film inseriti nel filone del Manuale per il riscatto e il successo; una sorta di branca ultra-individualista dell’American Dream, che sempre si risolve con la fanciulla di turno tra le braccia e orde di nuovi amici dal sorriso smagliante e il futuro in discesa. Luogo deputato a questa scalata verso una vita felice e senza macchia è (troppo) spesso il mondo militare, sporco e violento, ma unico spazio fisico dove giustizia e amicizia eternamente schiacciano le persistenti forze del male. Insomma, uno spot all’universo guerresco e guerrafondaio che tenta di risollevare, con le armi propagandistiche del grande schermo, i sondaggi che affondano le politiche all’uranio impoverito di Bush e soci.

Costruito su queste premesse, elementari e poco originali, è Annapolis, del regista taiwanese Justin Lin, autore in passato di Better Luck Tomorrow e qui alle prese con una storia ambientata nella cittadina di Annapolis, che ospita cantieri navali militari e l’omonima scuola per ufficiali della marina. Il protagonista Jake (James Franco), loser dal fisico possente, ironia al vetriolo e sani precetti di vita, lavora come operaio sotto l’egida costante e castrante di un padre vedovo solo e possessivo. Grazie a non si sa quali santi in Paradiso entra in graduatoria per i corsi della scuola e qui dovrà affrontare la rigida disciplina e la solita, sadica ingiustizia dei superiori. Jake, innamorato della sua stessa istruttrice (Jordana Brewster, già in Fast and Furious), spirito libero e un po’ scavezzacollo, saprà riscattare la sua vita passata all’ombra del padre e legata a un lavoro senza prospettive. Grazie al torneo annuale di pugilato, grande passione del proletario Jake, potrà salire sul ring, luogo deputato all’uguaglianza tra soldati di ogni ceto e grado, e vendicare l’onore vituperato a suon di pugni, sudore e orgoglio. Naturalmente trionferanno i propositi di integrazione nel duro mondo militare, trionferà l’amore e verrà sconfitto l’annoso problema edipico.

Un film che non prende mai il volo, deludendo una prima parte interessante, ambientata nel cantiere navale e in un mondo proletario, sporco e realisticamente vuoto. Gli interni delle case degli operai, i guanti sporchi di grasso, prospettive di vita fosche e faticose, rapporti umani dettati dalla quotidiana routine che condivide stanchezza fisica e frustrazione psichica. Il miraggio di un amore fresco e candido come la divisa della bella marinaia basterà a dare quel giusto slancio ormonale che permetterà il raggiungimento dell’obiettivo finale: diventare un fedele servitore della Marina degli Stati Uniti.

Si salvano su tutto le scene “sportive” degli incontri di pugilato, con un uso adrenalinico del sonoro e una macchina da presa nervosamente attaccata ai primi piani dei boxeurs. Volti che si contorcono, guantoni macchiati di sudore e sangue, lividi che disegnano una nuova geografia facciale. Se Annapolis si fosse incentrato sul pugilato non avrebbe sfigurato, ma non bastano poche scene a risollevare le sorti di un film che si trascina stanco e senza idee, come se a non crederci per primo fosse il regista stesso, evidentemente intrappolato dalla pesante eredità di quell’Ufficiale e gentiluomo di cui si respira l’aura a ogni piè sospinto.

Tra sbadigli e vane speranze di trovare un appiglio di originalità, iniziamo a redigere una lista di film per riscattarci da una visione tanto noiosa.

Annapolis
Titolo originale: id.
Nazione:Usa
Anno: 2006
Durata: 108 min.
Regia: Justin Lin
Sceneggiatura: Dave Collard
Fotografia: Phil Abraham
Musiche: Brian Tyler
Interpreti: James Franco, Tyrese Gibson, Jordana Brewster, Donnie Wahlberg, Chi McBride, Vicellous Shannon, Charles Napier
Sitoufficiale: http://annapolis.movies.com/
Produzione: Damien Saccani, Mark Vahradian, Steve
Nicolaides per la Touchstone Pictures
Distribuzione: Buena Vista
Data di uscita italiana: 2 Giugno 2006