“Able Edwards” di Graham Robertson

Citizen Edwards

Americana
L’ultima fantascientifica sperimentazione prodotta dall’instancabile Steven Soderbergh

Il futuro è adesso, recitava qualche profetica pubblicità. Clonazione, ingegneria genetica e cellule staminali sono argomenti più che mai all’ordine del giorno di questi tempi, mentre Intelligenze Artificiali ed androidi dominavano già l’immaginario collettivo ai tempi di Asimov. Niente di meglio quindi che cavalcare l’onda ed affrontare, più o meno direttamente, questi controversi interrogativi.

Così, il giovane talento del cinema “fatto in casa” (bassissimo budget e montaggio su Mac), Graham Robertson, è riuscito a coinvolgere nel suo progetto la poliedrica quanto onnipresente mano di Steven Soderbergh, in veste di produttore.

Un computer, una macchina da presa digitale ed un Green Screen sono gli economici e scarni mezzi concessi dal budget di trentamila dollari previsto per il film. Tanta buona volontà e determinazione, gli ingredienti che completano l’opera, a detta del regista.

In un futuro non troppo lontano, la popolazione terrestre è stata decimata da un terribile virus. I superstiti vivono in stazioni orbitanti ed hanno perso ogni contatto con il reale, sostituito definitivamente dal virtuale. In questo scenario apocalittico, si svolge il processo aperto al fine di valutare chi sia il legittimo erede del patrimonio di Able Edwards Beta, clone dell’imprenditore omonimo vissuto nel XX secolo. A contendersi l’eredità sono la moglie, che propugna i diritti famigliari naturali, e la Corporation una volta presieduta da Edwards B, che sostiene di essere responsabile dell’esistenza del clone e pertanto l’unica ad avere diritti sul patrimonio.

Con qualche limite dovuto necessariamente ai mezzi tecnici utilizzati, che però sembrano ormai una buona alternativa per fare un genere di cinema diverso ed indipendente, il giovanissimo Robertson riesce a confezionare un film con buoni spunti, saccheggiati un po’ qua e un po’ là (da ‘Quarto potere’ a ‘Blade Runner’ alla vita di Walt Disney), senza cadere in trappole narcisistiche o commerciali. Ma il principale rammarico resta il fatto che la problematica della clonazione venga utilizzata solamente come punto di partenza o come “pretesto” per l’attualizzazione di argomenti già trattati. Ne risulta così indebolita una delle tematiche più interessanti ed originali del film, ovvero il rapporto tra realtà e finzione, tra coscienza ed illusione.

USA, 2004, Betacam SP, 85′, col.
Regia, sceneggiatura, montaggio/ Director, Screenplay, Film Editor Graham Robertson
Soggetto/Story Graham Robertson, Barrett Sanders
Fotografia/Director of Photography Ricardo Palavecino
Costumi/Costume Design Jayme Bohn
Effetti speciali/Special Effects Ana Wolovick
Musica/Music Michael Suby
Interpreti e personaggi/Cast and Characters Scott Kelly Galbreath (Abel Edwards), Michael Shamus Wiles (Chairman Lowery), Keri Bruno (Rosemary Evans-Edwards), David Ury (Franklin Fallace), Steve Beaumont-Jones (Gower), Johari Johnson (Morgan Farina), Brian Carpenter (Warren Hastings)
Produttore/Producer Graham Robertson, Scott Bailey
Produzione/Production Graphic Films