“CANI DI BANCATA” di Emma Dante

La mafia è donna

“Nel nome del Padre, del Figlio, della Madre e dello Spirito Santo”. Questa una delle frasi piu’ ricorrenti all’interno dell’atto unico dello spettacolo. L’anomalia della famosa formula religiosa risiede nella figura femminile. Figurativamente, la Mafia è una femmina-cagna perennemente gravida, violenta, aggressiva, noncurante degli altri, preoccupata solo di nascondersi dagli altri. Le sembianze femminili si rivelano vincenti per diversi motivi. Non rispondono semplicemente alla declinazione di genere della parola stessa. Riflettono la volonta’ di far rientrare le brutture del suo essere all’interno di una formula antica che sembra necessiti di essere smontata in mille pezzi.

Il potere mafioso ha una fisionomia particolare. La sua forza sta nel saperesi rigenerare sempre e comunque. Vestito puntualmente di nero, passa inosservato succhiando linfe vitali ma soprattutto si adatta alle continue trasfromazioni che la societa’ attua (volente o nolente).
L’abilita’ della cagna, infatti, risiede nel mantenere lo status quo attraverso la reiterazione di un elemento decisivo: il folclore. Cambiano le modalita’ ma l’intento di base rimane lo stesso. Tavole imbandite, coppole colorate, santini, machismi incontrollati, dileggi ripetuti, segni della croce sono la punta di un iceberg cementato da tempo.

Il ritmo incalzante della scena non lascia indugi ed esitazioni. Lo spettatore si trova quasi costretto ad utilizzare gli stessi codici dei personaggi. Il dialetto siciliano si autogiustifica (come nei precedenti lavori). Gli elementi poveri della scenografia sfuggono, con molta eleganza, retoriche sia estetiche che etiche. Ad un certo punto, il nostro paese (d’obbligo il minuscolo) appare capovolto su una cartina geografica ripensata dalla Dante con la Sicilia al Nord e con tutte le regioni separate l’una dall’altra. Scelta encomiabile perche’ trasforma con caparbieta’ la tragedia in farsa. Qualsiasi problematica legata alla mafia – ci sollecita l’autrice palermitana – non puo’ riguardare un territorio unico e isolato. E’ realmente qualcosa che deve essere condiviso da tutti sia nella cimprensione che nella risoluzione.

Tutti gli attori grandissimi. Eccezionale Manuela Lo Sicco. La compagnia Costa Sud Occidentale visti gli sforzi fatti finora (“MPalermu”, “Vita Mia” e “Carnezzeria”) meriterebbe una maggiore attenzione sia da parte del pubblico che dalla critica. Tutti i componenti di questa “sanguinolenta” squadra rappresentano vari volti di una civiltà che viene da lontano e che ha il grande merito di scomporsi e ricrearsi per trovare sempre uno slancio futuro.

testo, regia e costumi Emma Dante
scene Emma Dante e Carmine Maringola
light designer Cristian Zucaro
con Sandro Maria Campagna, Sabino Civilleri, Salvatore D’Onofrio, Ugo Giacomazzi,
Fabrizio Lombardo, Manuela Lo Sicco, Carmine Maringola, Stefano Miglio,
Alessio Piazza, Antonio Puccia, Michele Riondino
produzione CRT – Centro di Ricerca per il Teatro
in collaborazione col Palermo Teatro Festival
Teatro Palladium di Roma, dal 28 novembre al 9 dicembre 2007