Giorgio Gaber a teatro: attore, cantante, intrattenitore, musicista e intellettuale. Intransigente e indignato come pochi; qualunquista appassionato, però anche ironico e divertente; cinico e tuttavia mai rassegnato all’evidenza dei fatti.
Un prodigioso mix di canzoni e monologhi, le sue riflessioni su diversi aspetti della realtà quotidiana sono efficaci nel mettere a nudo le contraddizioni della nostra società, la miseria morale e l’ipocrisia degli individui, la mancanza di un adeguato grado di coscienza nelle persone. Ecco servito il Teatro-canzone, l’invettiva del Signor G proteso verso l’utopia.
Nel 1970 Giorgio Gaber è un affermato e popolare cantante e conduttore televisivo. La sua trasmissione televisiva di allora, “…e noi qui”, registra più di 17 milioni di telespettatori; i suoi dischi di musica leggera spopolano ed è sicuramente uno dei personaggi dello spettacolo più noti in Italia. Eppure Gaber non è soddisfatto. In quel periodo fermenti culturali sempre più intensi e coinvolgenti soffiano nell’aria, e la dimensione televisiva diventa troppo stretta per le sue esigenze artistiche. È così che Gaber trasloca a teatro e attua la sua metamorfosi decisiva: il simpatico e innocuo conduttore del sabato sera è ora un istrionico attore-cantante teatrale che lancia invettive e solleva importanti questioni sociali. Gaber non fa satira, la politica di solito non è coinvolta direttamente nei suoi monologhi, la sua è piuttosto una riflessione più generale sulle tematiche che suscitano in lui, nella maggioranza dei casi, indignazione (si sa, la lingua batte dove il dente duole), e si trasforma poi in violente invettive o in ironiche e dolorose constatazioni. Le conversazioni private con l’amico pittore Sandro Luporini da quel momento in poi diventano una collaborazione fissa che porta alla scrittura degli spettacoli di cui Gaber si occupa in maniera totale: regista, attore, cantante, autore.
Tra le ultime raccolte su CD dedicate a Giorgio Gaber, questa – che è la seconda di un unico progetto dopo quella uscita l’anno scorso dedicata alla sua prima fase degli anni Sessanta – è certamente la più completa e rappresentativa. In 3 dischetti ci sono 43 pezzi che ripercorrono la sua carriera teatrale. Però la scelta dei monologhi e delle canzoni incluse non è del tutto soddisfacente. Infatti mancano all’appello alcuni pezzi forti come “Canzone della non appartenenza”, “La Chiesa si rinnova”, “L’America”, “Il suicidio”, “L’abitudine”. In questo senso i 43 pezzi selezionati potevano, volendo, raggiungere la cinquantina e l’antologia sarebbe stata più equilibrata. Ma tant’è, e non è così male visto che è una raccolta istituzionale, e nell’oceanico repertorio a disposizione le preferenze personali sono particolarmente variabili.
Giorgio Gaber ha saputo raccontare con lucidità e senza reticenze l’Italia degli ultimi trent’anni. Molte delle sue canzoni e dei suoi monologhi, riascoltati oggi, suonano ancora clamorosamente attuali. Per questo (e per la sua bravura) Gaber gode di un enorme successo postumo. Nulla, o poco, sembra essere cambiato veramente. Insomma “Non c’è via di scampo… quasi quasi mi faccio uno shampoo”.
Disco 1
1. Suona chitarra
2. Eppure sembra un uomo
3. Il Signor G dalla parte di chi
4. L’ingranaggio (prima parte)
5. Il pelo
6. L’ingranaggio (seconda parte)
7. I borghesi
8. Il mestiere del padre
9. Oh Madonnina dei dolori
10. Al bar Casablanca
11. Far finta di essere sani
12. Cerco un gesto naturale
13. L’impotenza
14. Un’idea
15. La presa del potere
16. Quello che perde i pezzi
17. La libertà
18. L’odore
19. Chiedo scusa se parlo di Maria
20. La realtà è un uccelloDisco 2
1. La nave
2. Buttare lì qualcosa
3. La peste
4. C’è solo la strada
5. I reduci
6. Le elezioni
7. Si può
8. I padri miei –I padri tuoi
9. La festa
10. Quando è moda è moda
11. Gildo
12. Io se fossi DioDisco 3
1. Il dilemma
2. Io e le cose
3. Lo shampoo
4. Io come persona
5. La strana famiglia
6. Quando sarò capace di amare
7. Qualcuno era comunista (prosa)
8. Destra-sinistra
9. Il grido
10. Il mercato (canzone-prosa)
11. Il conformista
12. Una nuova coscienza (canzone-prosa)ALCUNE CITAZIONI:
“Tra l’avere la sensazione che il mondo sia una cosa poco seria e il muovercisi dentro perfettamente a proprio agio, esiste la stessa differenza che c’è tra l’avere il senso del comico e l’essere ridicolo.”
“Non c’è popolo più creativo degli americani. Ogni anno ti buttano lì un film, bello anche, bellissimo, ma guai se manca quel minimo di superficialità necessaria. Sotto sotto c’è sempre il western. Anche nei manicomi riescono a metterci gli indiani! E questa è coerenza.”
“E’ come se la vecchia morale non ci bastasse più. In compenso se ne sta diffondendo una nuova che consiste nel prendere più che altro in considerazione i doveri degli altri… verso di noi. Sembrerà strano ma sta diventando fortemente morale tutto ciò che ci conviene. Praticamente un affare.”
“Forse, per fare bene un’equazione è sufficiente avere delle buone basi. Ma per fare una storia d’amore vera e duratura è necessario essere capaci di scrostare quella vernice indelebile con cui abbiamo dipinto i nostri sentimenti.”
“Io personalmente piuttosto di avere a che fare con la giustizia preferisco essere truffato, imbrogliato, insultato e al limite anche un po’ sodomizzato. Che magari mi piace anche.”
ALCUNI LINK SU G.G.:
www.giorgiogaber.org (Far finta di essere… Gaber)
www.giorgiogaber.it/ (Sito ufficiale della Fondazione Giorgio Gaber)
digilander.libero.it/wgiulio/ (Sito amatoriale)