I fratelli Dardenne conquistano, per la seconda volta nella loro carriera, la Palma d’oro. L’enfant conferma il loro marchio di fabbrica. La storia quella di un reietto che vende il figlio appena nato a dei malviventi. Sullo sfondo le periferie del Belgio e la vita che da le spalle alla vita. Nella povertà e nel senso di colpa.
Che cos’è il cinema, si chiedeva Bazin. Guardando i Dardenne ce lo chiediamo anche noi.
L’enfant non è un brutto film, c’è da dirlo. Ma l’abbiamo già visto. Di certo non è un film che merita il massimo riconoscimento in un Festival internazionale del Cinema come Cannes. E non si venga a dire che non c’era di meglio. La giuria guidata da un veterano come Emir Kusturica premia il film più scontato, lo sguardo classico di un realismo morto e sepolto. Non è il caso di commuoversi davanti alla disperazione dei personaggi. Alle grida di un bambino e alle sofferenze di una madre. Non è il caso di farlo se il meccanismo narrativo che pervade il film tocca sempre le stesse corde. Raccontandocele nella maniera cui siamo più abituati.
E’ scomodo doversi impietrire davanti a scene toccanti come quelle dei Dardenne. Oppure prendersi l’onere di un cinismo ormai scontato. Ma il cinema non è il luogo dei pietismi e dei piagnistei. Lo è stato e se lo è ancora, è solo grazie allo sguardo innovatore di chi riesce ad ammiccare allo spettatore con metodi meno arcaici e scontati. L’occhio della madre nella corazzata, i ladri di biciclette nella miseria del dopoguerra, i reietti di Ken Loach. L’elenco è infinito e non è sufficiente una breve recensione ad ovviare le deficienze di un discorso intricato e complesso. Ma da un Festival del Cinema ci si aspettava di più.
Titolo originale: L’enfant
Nazione: Belgio, Francia
Anno: 2005
Genere: Drammatico
Durata: 95′
Regia: Jean-Pierre Dardenne, Luc DardenneCast: Jérémie Renier, Déborah Francois, Jérémie Segard, Fabrizio Rongione, Olivier Gourmet
Produzione: Les Films du Fleuve, Archipel 35, RTBF, Scope invest, Arte
Distribuzione: BIM