“L’estate di Giacomo” di Alessandro Comodin

Un incantesimo spezzato

“Ho conosciuto Giacomo quando era un bambino, era il fratellino del mio migliore amico. Giacomo era sordo. Dieci anni dopo Giacomo aveva la stessa età di quando io scelsi di partire dall’Italia e stava per compiere un passo molto importante: voleva operarsi per sentire per la prima volta in vita sua. Nella sua decisione c’era qualcosa di fantastico.
La sua storia mi è apparsa come una fiaba moderna in cui il protagonista diventa quell’eroe che, attraverso
un’operazione chirurgica, si trasforma in ciò che aveva sempre sognato di essere. Ciò nonostante volevo lavorare con la realtà, con immagini concrete, grezze, ruvide, come sono quelle del documentario. Immaginavo un film che avrebbe seguito Giacomo durante tutta la sua metamorfosi. Sentivo profondamente che, se avessi perseverato a cercare la fiaba nella realtà, a un certo punto la realtà si sarebbe trasfigurata, come in un sogno a occhi aperti.”

Sono queste le parole, necessarie da riportare, che Alessandro Comodin, regista emergente, italiano che ha completato i suoi studi cinematografici Oltralpe, usa per spiegare L’estate di Giacomo, film che ha stregato diversi Festival, da Locarno in avanti, e che in Francia ha goduto di un riscontro a cuore aperto, forse un po’ eccessivo.

L’estate di Giacomo è un piccolo film, sorprendente per quegli equilibri sperimentali, nuovi, che si flettono alla realtà e al simbolismo, ricercati negli sguardi e nei lunghi silenzi.
Comodin ha applicato la tecnica del documentario alla sua storia, ha elaborato una mappatura, una precisa geografia, fatta di immagini, di tante cose non dette e lasciate all’intuizione, alla primordiale scoperta. E il cinema che sperimenta ne trae sollievo.

Seguiamo Giacomo e Stefi in un bosco mentre cercano una via per raggiungere il fiume dove fare un bagno e prendere il sole. Capiamo che Giacomo, sordo parlante, e Stefi sono grandi amici. Giocano, scherzano come bambini, ma l’adolescenza e il richiamo del primo amore scalpitano e scalfiscono le loro emozioni. Pochissime parole, e quelle che vengono pronunciate sono spesso una rottura, un di più non doveroso, tra tanti tuffi, tra sole e risate.
C’è una scena più di tutte, che potrebbe valere l’intero film: dove il mondo, che già in questo docu-film è lasciato fuori, è emarginato, entra in punta di piedi, fa da spettatore e non può che commuoversi. È la scena in cui Giacomo e Stefi danzano; sono al lunapark, dove tra giostre e tiri al bersaglio è stata allestita anche una pista da ballo con musica da balera. Stefi si fa invitare da Giacomo a ballare. E i loro passi, i loro primi passi nel mondo adulto, fuori tempo, ma affettuosi, con ritmi claudicanti, perché la percezione del tangibile e della stessa musica è diversa per i due ragazzi, ma apre il mondo alle emozioni.

C’è qualcosa che stride. Tuttavia. Qualcosa che ci ha lasciati dubbiosi.
Dubbi che si sono elevati quasi a un fastidio per l’utilizzo della sordità, soprattutto nell’ultima parte, quasi inutile, che corrode quella sperimentazione che è stata elogiata largamente e che noi abbiamo apprezzato.
L’estate di Giacomo è un film fatto di metafore e, come si diceva: di sguardi, dove le parole, quando intervengono, incrinano l’espressività del film, sono ridondanti e rimbalzano superficiali sul pubblico (un discorso tra Stefi e Giacomo sulla “felicità nelle piccole cose” rasenta il banale e l’incomprensibile). Nell’ultima parte compare Barbara, prima fidanzatina di Giacomo. Il risultato di questi ultimi minuti sbilancia i rapporti e gli equilibri che Comodin aveva creato e studiato. Un lungo pensiero espresso da Barbara, sull’evoluzione del suo rapporto adolescenziale con Giacomo, espresso con una dolce voce e biascicate parole, soffoca d’irritazione per l’accentuarsi di quella superficialità di cui abbiamo parlato.
E a questo punto si ha la percezione di una forzatura, come se il regista avesse voluto spingere sulla compassione, sul non voler più stimolare lo spettatore, ma volerlo obbligare all’empatia, dirottando lo sguardo sul proprio punto di vista. E il linguaggio ermeneutico cede il basso al buonismo.

E l’incantesimo si spezza.

Titolo originale: L’estate di Giacomo
Nazione: Italia, Belgio, Francia
Anno: 2011
Genere: Drammatico
Durata: 75′
Regia: Alessandro Comodin
Cast: Giacomo Zulian, Stefania Comodin, Barbara Colombo
Produzione: Faber Film, Les Films Nus, Les Films d’Ici
Distribuzione: Tucker Film
Data di uscita: 20 Luglio 2012 (cinema)