“LA BELLA SOCIETÀ” di Gian Paolo Cugno

L’invasione dell’ultrafiction

Dagli anni ’50 agli anni ’80 le vicende di due fratelli siciliani sullo sfondo dei cambiamenti dell’Italia – l’emigrazione, la contestazione, il terrorismo, ecc…

Di recente, l’attuale presidente del consiglio ha più volte preso posizione contro quei libri e film – La piovra, Saviano – che, parlando della mafia, danneggerebbero l’immagine dell’Italia. Può darsi, allora, che La bella società gli piaccia: un “affresco storico di fine Novecento” (così almeno recita, altisonante, il pressbook) ambientato in Sicilia in cui la mafia non viene mai nominata e nemmeno compare di sfuggita (forse l’omicidio del prologo ha a che fare con la mafia, ma potrebbe anche essere qualsiasi altra cosa). Noi abbiamo seri dubbi che film come questo possano rafforzare l’immagine dell’Italia e della Sicilia: quello che è certo è che fanno apparire il cinema del nostro paese roba da terzo mondo.

La prima parte ambientata negli anni ’50 fa presagire un film brutto sì, ma in maniera tollerabile (o quasi: ci vuole benevolenza per dare un senso alla vedova siciliana interpretata dalla Cucinotta): una riduzione approssimativa e low cost, a misura del pubblico poco esigente delle fiction tv, dello stile di Tornatore, esplicitamente citato (la scena del cinema all’aperto) o smaccatamente imitato nei suoi slanci poetici (la bobina che rotola per i vicoli del paese) con colonna sonora morriconeggiante. Col primo salto temporale agli anni ’70, invece, il film scade immediatamente al livello di un pastrocchio al di sotto della decenza.

Intanto, la didascalia dice “anni ’70” e francamente non si riesce a capire in che anno ci si trovi, visto che a ballare un pezzo di discomusic fine anni ’70 è un gruppo di hippy. E questo non è che l’inizio di una ricostruzione a dir poco superficiale e raffazzonata (a livello di una fiction per la tv di qualità scadente), priva non dico di contenuto storico ma di una benché minima attinenza con la realtà e di qualsiasi spessore drammaturgico. Volete un esempio? Prendete questa scena: i protagonisti fuggono dai brigatisti rossi che sono sulle loro tracce e il film come ce li mostra? Sorridenti e allegri su una Maggiolino decappottabile mentre la colonna sonora spara Siamo solo noi di Vasco Rossi, come se stessero andando a un concerto. Incredibile, no?

Vedendo poi che ci si è sostanzialmente dimenticati di ringiovanire Giancarlo Giannini negli anni ’50 o di invecchiarlo negli anni ’80, giusto per fare capire che è passato qualche annetto, vien da dire che a La bella società difettano pure le qualità “artigianali” di base. Per parte loro, gli interpreti, mortificati dal doppiaggio, sono grigi (o inutilmente sopra le righe).

Che Cugno, a partire dal salto negli anni ’70, ambisse a intrecciare privato e pubblico alla maniera de La meglio gioventù appare evidente. Ma alla produzione non c’era nessuno che sapesse leggere la sceneggiatura e capisse che si impantanava in troppe linee narrative e in salti temporali che non era minimamente in grado di padroneggiare? E che si lanciava in temi più grandi di lui? Se si considera che il film sembra attribuire valore di insegnamento alla frase del padre di Raoul Bova (“non cerco la verità, ma un posto per piangere mio figlio”) e si accosta questo “insegnamento” alla “dimenticanza” della mafia di cui si diceva prima, il tutto assume un carattere – involontariamente, si spera – sinistro.

La bella società è in definitiva il risultato di un cocktail micidiale, dal quale – inutile dirlo – il pubblico si terrà debitamente alla larga: un regista/sceneggiatore velleitario, che ha voluto fare il passo molto più lungo della gamba, una produzione che dimostra di non avere alcuna considerazione per il pubblico e – particolare non trascurabile – i soldi pubblici del Ministero e della Regione Sicilia.

Titolo originale: La bella società
Nazione: Italia
Anno: 2010
Genere: Drammatico
Durata: 112’
Regia: Gian Paolo Cugno
Cast: David Coco, Maria Grazia Cucinotta, Enrico Lo Verso, Marco Bocci, Franco Interlenghi, Antonella Lualdi, Simona Borioni, Anna Safroncik, Maurizio Nicolosi, Raoul Bova, Giancarlo Giannini
Produzione: Globe Films – GB Produzioni in collaborazione con Medusa Film e Sky
Distribuzione: Medusa
Data di uscita: 21 Maggio 2010 (cinema)