In una lettera a Paul Alexandre, suo amico e collezionista, scrive Modigliani: “La plenitude approche… Je ferai tout dans le marbre” (La pienezza si avvicina… farò tutto nel marmo). Sembra una dichiarazione di amore a quella che era da sempre la vera passione dell’artista ”maledetto”, cioè la scultura.
Appare ora incredibile che il grande livornese, parigino d’adozione, l’artista i cui dipinti hanno raggiunto cifre astronomiche, abbia dovuto rinunciare, per mancanza di soldi, a questa sua passione. Non solo il marmo era per lui troppo caro, ma perfino il calcare non era alla sua portata e per scolpirlo, doveva farselo regalare da muratori italiani. Per scolpire il legno, rubava le traversine dei lavori per la metropolitana. L’ostacolo tuttavia maggiore era rappresentato dal fatto che le sue sculture non trovavano acquirenti, per cui ben presto dovette dedicarsi solo alla pittura. Queste penose traversie rendono ancora più preziose ed eccezionali, quindi, le poche opere scultoree da lui realizzate.
Il Mart di Rovereto, è riuscito in una impresa che pareva impossibile: ottenere dai gelosi musei parigini che le custodivano, una trentina di opere che ora rappresentano, nelle luminose sale del Museo trentino, il cuore di una rassegna dal titolo Modigliani scultore che proseguirà fino al 31 marzo.
E’ solo grazie al prestigio di cui gode, che il Mart è riuscito in questa impresa, vista la fragilità delle opere e i rifiuti fino ad ora opposti a chi le richiedeva.
“Je forgerai une coupe et cette coupe sera le receptacle de ma passion…” (Farò una coppa e questa coppa sarà il ricettacolo delle mie passioni). Modigliani pensa alle scultura in modo metafisico e filosofico, influenzato dall’amore degli opposti ispiratigli dal Zarathustra di Nietzsche, libro cult della cerchia di intellettuali e artisti di cui faceva parte.
La vede come un corpo solido ma ridotto, ad un tempo, ad una essenzialità espressiva che ne sia una sintesi capace di approdare al mistero della creazione. I contrasti lo attirano e mentre cerca la pienezza trova il vuoto. “Il vuoto cerca il pieno e il pieno cerca il vuoto…”
Il linguaggio scultoreo non lo abbandonerà neppure nel disegno dove questi contrasti si spingono oltre alla ricerca di un equilibrio fra il mondo di qua e l’aldilà. Nelle sue cariatidi (in mostra) cerca di penetrare il mistero della femminilità, quelle cariatidi scolpite in blocchi di pietra, “ colonne di tenerezza” “tempio di bellezza”.
Entrando nel contesto: la mostra si articola in nove sequenze. Si inizia dalla visuale scultorea di Parigi dopo Rodin; la modulazione della pietra in taglio diretto; da Brancusi (suo maestro), Modigliani a Ossip Zadkine; le sue sculture del 1912 nel Salon d’Antomne; le teste ispirate al rinascimento e al cubismo, tramite il contatto con Picasso; le sculture indirizzate verso il mondo orientale e classico antico ( notevole la statua di Kouros- Apollo del 550 a.C.), con al centro la testa Ceroni del livornese e la mirabile scultura linea di Brancusi, esempio di sintesi plastica; le maschere tribali con accanto la fanciulla piena d’amore di Arturo Martini; dopo la serie delle cariatidi una preziosa panoramica degli sviluppi pittorici della scultura (olio su cartone,su tela,, a matita, ad acquarello e tempera) che riflettono il suo padroneggiare il linguaggio scultoreo a lui contemporaneo.
18 dicembre 2010 – 27 marzo 2011
Orari: lun-dom 10-18 ven 10-21
Tariffe: Intero €10, ridotto €7, famiglie €20.