Arriva al Toniolo di Mestre lo spettacolo che porta in scena una delle più grandi icone del cinema
Dopo il recente debutto al Teatro Manzoni di Pistoia, approda sul palco del Teatro Toniolo di Mestre la figura di un’attrice diventata un’icona indelebile della storia del cinema: Marlene Dietrich. O semplicemente, e senza possibilità di errore, Marlene. Solo il nome, come ad indicare che lo sguardo con cui ci si rivolge ad osservare questa donna straordinaria è uno sguardo acuto e penetrante, che mette a nudo le sue contraddizioni e sofferenze, arrivando a scorgere gli aspetti più intimi e profondi della sua vita privata, nei dietro le quinte che precedono alcune delle sue esibizoni teatrali.
Lo spettacolo, realizzato dalla Associazione Teatrale Pistoiese e da Argot, vede in scena un cast di attori di grande bravura, Pamela Villoresi, David Sebasti, Silvia Budri, Cristina Sebastianelli, la partecipazione di Orso Maria Guerrini, la regia di Maurizio Panici.
È Marlene la protagonista assoluta della pièce teatrale, ma intorno a lei si muove una cerchia di figure che, a vario titolo, ne hanno reso possibile il successo (come il regista Josef von Sternberg, suo “mefistofelico” scopritore e pigmalione) o hanno contribuito a preservarlo (come il giovane arrangiatore musicale Burt Bacharach, per il quale provò un’incontenibile passione) o, non senza sofferenza, hanno orientato la propria vita in base alle esigenze della egocentrica primadonna (come la figlia Kater, schiacciata dal peso della ingombrante figura materna, e la nevrastenica assistente Tami, innamorata del marito della Dietrich, che giungerà alla follia alla fine dei suoi giorni).
Holliwood l’ha ormai dimenticata, i grandi successi cinematografici sono alle spalle, la vecchiaia ed il declino professionale avanzano e la vedono tenacemente impegnata in una impossibile lotta per preservare la propria bellezza ed il mito costuito intorno a sé: è questa la Marlene Dietrich che viene raccontata, attraverso tre istantanee della sua vita, nel 1954 (era allora cinquantatreenne), 1960 e 1975.
In primo piano sono i capricci da diva ed il narcisismo, le sue fragilità e frustrazioni, i momenti di solitudine ma anche i lampi di cinica ironia, la complicata ed insoddisfacente vita amorosa e familiare. Ed anche i ricordi ed i dialoghi con Sternberg e Bacharach che, pur se morti o lontani, si materializzano nella sua vivida immaginazione. Così viene rievocato e rivissuto il provino che, molti anni prima, la portò ad essere scelta da Sternberg per interpretare il personaggio di Lola; e lo stesso regista narra, come in una sequenza cinematrografica, il penoso dietro le quinte di una Dietrich malata ed in sedia a rotelle, che precede la sfolgorante entrata in scena con cui termina la rappresentazione.
Di grande impatto le esecuzioni delle canzoni che l’hanno resa celebre, interpretate da Pamela Villoresi enfatizzando il contrasto tra gli smaglianti trionfi ottenuti in passato e l’incerta e declinante situazione attuale.
I colori delle scene e dei costumi contribuiscono a sottolineare gli stati d’animo della diva: nelle stanze d’albergo e nei camerini predomina il nero, illuminato dai bagliori delle lampadine che contornano gli specchi davanti a cui si sistema il trucco (lampadine considerate con paranoica apprensione da Marlene, che ne teme il possibile improvviso scoppio…come alla fine accadrà).
Gli abiti giocano con i contrasti dell’oro, come lo sfarzoso abito con cui esce in scena alla fine, ma soprattutto gli opposti colori del bianco e del nero, allusioni alla neve con cui Marlene si immedesima, che, come nel finale di un racconto narratole molti anni prima da Sternberg, ricopre tutto, i vivi ed i morti.
Marlene
di Giuseppe Manfridicon Pamela Villoresi e David Sebasti – con la partecipazione di Orso Maria Guerrini
una produzione Associazione Teatrale Pistoiese e Argot Produzioni
progetto scenico Andrea Taddei – costumi Lucia Mariani – canzoni di F. Hollander, N. Schultze, P. Siger, L. Brown, B. Bacharach – musiche originali di Luciano Vavolo – regia Maurizio Panici