Mondi che cadono: “SAKEBI – CASTIGO (RETRIBUTION)” DI KUROSAWA KIYOSHI

Il passato non si può dimenticare

Il detective Yoshioka, che indaga su alcuni delitti in cui tutte le vittime sono state affogate in acqua salata, è perseguitato dal fantasma di una donna vestita di rosso. Indagando sugli omicidi e sul proprio passato – e sospettando di essere lui stesso l’assassino – scoprirà l’identità della visione: una donna dimenticata da tutti che perdonerà il poliziotto, ma non il resto dell’umanità.

Nell’ambito della rassegna «Mondi che cadono», che si tiene al Cinema Massimo di Torino dal 18 al 27 aprile, è stata proiettata l’anteprima nazionale di Sakebi – Castigo di Kurosawa Kiyoshi, già presentato fuori concorso al 63° Festival del Cinema di Venezia.

Il film, il cui titolo letteralmente significa “urlo”, narra la storia di alcuni inquietanti casi di omicidio che, per via dello stesso modus operandi, farebbero pensare a un serial killer. Il detective Yoshioka, impegnato a seguire i casi, si trova in una situazione difficile: il rapporto con la sua ragazza Haruo è in crisi; le sue impronte digitali, ritrovate sul corpo della prima vittima, sembrerebbero incriminarlo; inoltre è perseguitato dalle apparizioni di un fantasma, una donna dallo sguardo profondamente triste vestita di rosso acceso, che lo spinge a indagare su fatti dimenticati del proprio e del di lei passato, fino a scoprirne l’identità.

Il filo conduttore del film è la tematica del ricordo, o meglio del passato che ritorna: una potente esplosione che influenza la vita delle persone nel presente. «Considero il protagonista, il detective Yoshioka, come la città di Tokyo – ha spiegato Kurosawa Kiyoshi presentando Sakebi al pubblico torinese – Non la città nuova, ma quella che viene distrutta e poi ricostruita, cioè la città dimenticata. A Tokyo si tende a dimenticare il passato buttando giù i vecchi edifici, ma il passato che si tenta di dimenticare ritorna implacabilmente nel presente. Vivere a Tokyo significa vivere proiettati verso il futuro, ma questo futuro è reale? Io ho iniziato ad avere molti dubbi sulla realtà di questo futuro, o meglio sull’andare verso il futuro senza voler ricordare il passato. Dimenticare il passato non è possibile e l’ho capito recentemente. Ciò che ho cercato di dire con questo film è che il passato rimane, nonostante la distruzione».

Molti hanno paragonato Sakebi a Cure, il thriller diventato un cult-movie che ha sancito l’inizio di un genere e ha consacrato Kurosawa alla fama internazionale. Spiega il regista: «In effetti il protagonista di Cure, il detective Takabe, è interpretato dallo stesso attore che impersona il poliziotto in Sakebi. Non volevo, però, rifare lo stesso film. In Cure la presenza del passato è manifesta, in Sakebi è molto più ambigua e non viene spiegata. In Cure gli avvenimenti sono fatti di cronaca, in Sakebi ciò che è successo alla donna fantasma vestita di rosso è stato molto importante per lei, ma non per gli altri personaggi, che infatti l’hanno dimenticato.

Fra i tratti salienti di Sakebi, l’impiego scarsissimo della musica. «La mia politica è di usare la musica solo quando è assolutamente necessario – afferma il regista – secondo me la musica è un mezzo molto più potente delle immagini nel suggerire le emozioni, una scelta che è propria soprattutto dei film hollywoodiani. Per me, invece, ci sono momenti in cui lo spettatore deve interpretare da solo la scena, senza “aiuti” di nessun genere, e quindi non impiego il mezzo sonoro».

Kurosawa Kiyoshi (che non ha alcuna parentela con il regista Kurosawa Akira) nasce nel 1955 a Kobe, una metropoli portuale vicino a Osaka. La sua è una carriera a 360°: pellicole soft-core, regie pubblicitarie e televisive, V-Cinema, ovvero il mercato home-video giapponese (un filone che nel Paese del Sol Levante ha una reputazione molto migliore che in Occidente). Esordisce negli anni Ottanta con due “pinku-eiga” (film erotici a basso costo): Kandagawa inran senso (Kandagawa Wars, 1983) e Doremifa musume no chi wa sawagu (The Excitement of the Do-re-mi-fa Girl, 1985). Nei primi anni Novanta, quando già si dedicava alla regia professionistica da circa un decennio, vince una borsa di studio al Sundance Institute e si reca negli Stati Uniti. Fra le altre cose, si dedica alla commedie-yakuza telesive con la serie Katte ni shiyagare!! (Suit Yourself or Shoot Yourself!!, 1995-1996), ma raggiunge la fama con Kyua (Cure, 1998), thriller metafisico sull’identità umana, debole e plasmabile, che lo consacra come nuovo maestro di genere. Le atmosfere tese e i risvolti sottilmente enigmatici di Cure diventano il filo conduttore delle produzioni successive quali i film horror Korei (Seance, 2000), Kairo (Pulse, 2001), i film yakuza come Hebi no michi (Serpent’s Path, 1998) e Kumo no hitomi (Eyes of the Spider, 1998), opere non ascrivibili a un genere vero e proprio come Ningen gokaku (License to Live, 1998), Carisuma (Charisma, 2000), Akarui mirai (Bright Future, 2003) e Dopperugengaa (Doppelganger, 2003).

Per Kurosawa, che è anche autore di romanzi, il genere è solo uno strumento di cui servirsi con estrema libertà: spesso partendo dall’horror-thriller compie un cammino di allontanamento che approda inesorabilmente alla realtà, una dimensione in cui il passato e il futuro si intrecciano e non potrebbero esistere in maniera indipendente.

Titolo originale: Sakebi
Regia: Kurosawa Kiyoshi
Sceneggiatura: Kurosawa Kiyoshi
Fotografia: Ashizawa Akiko
Musiche originali: Haishima Kuniaki
Cast: Yakusho Koji (detective Yoshioka), Konishi Manani (Harue), Hazuki Riona (fantasma), Odagiri Jo (dottor Takagi), Hirayama Hiroyuki (detective Sakurai), Ihara Tsuyoshi, Kase Ryo, Okunuki Kaoru, Nomura Hironobu, Nakamura Ikuji.
Produzione: Oz Co Ltd
Distribuzione: Mikado
Nazione: Giappone
Anno: 2006
Durata: 103 min.
Sito internet originale: www.sakebi.jp